“Interview” è stata una rivista americana fondata alla fine del 1969 nientepopodimenoche da Andy Warhol insieme all’amico e giornalista britannico John Wilcock, storico fondatore anche del Village Voice di New York e promotore di gran parte delle iniziative più importanti della stampa underground degli ani Sessanta e Settanta in America.
La rivista, soprannominata The Crystal Ball of Pop, ha da sempre presentato conversazioni intime con alcune delle più grandi celebrità del mondo fra cui artisti, musicisti e creativi. Le interviste erano solitamente inedite e facevano parte di questo magazine le cui copertine, curate direttamente da Warhol insieme all’artista Richard Bernstein dal 1972 al 1989, hanno fatto la storia di un certo tipo di editoria indipendente americana e non solo.

Nei primi tempi la rivista veniva distribuita gratuitamente alla folla e ideata e realizzata interamente da Andy Warhol che ne ha curato ogni numero fino alla sua morte accettando con un gran mal di pancia lo stile editoriale ben più convenzionale che “Interview” dovette adottare una volta acquistato dal nuovo editore Bob Colacello. Nonostante questo Warhol ha continuato a diffondere e promuovere la sua rivista creando eventi ad hoc per le strade di Manhattan.
Dopo la morte di Warhol avvenuta nel 1987 la rivista è passata all’editore Brant Publications ed è stata diretta per ben 18 anni da Ingrid Sischy.
Questo duraturo rapporto di lavoro si è interrotto quando è scoppiato un bel colpo di scena visto che proprio Ingrid Sischy, in un’intervista uscita sul The New Yorker a margine di un servizio fotografico del fotografo Robert Mapplethorpe, dall’interessante titolo The Perfect Moment, la stessa Sischy ha dichiarato pubblicamente pubblicamente di essere lesbica. Diciamo che la bomba vera e propria è esplosa quando ha dichiarato candidamente di avere una storia con Sandra Brant, proprio la ex moglie di Peter M. Brant, editore della rivista….
A questo punto le due hanno lasciato “Interview” vendendo la propria quota alla Brant Publications e passando il testimone di capo redazione a Christopher Bollen, poi a Fabien Baron e Glenn O’Brien nel settembre 2008 ed a a Karl Templer nel 2017 quando però la rivista navigava già in bruttissime acque a causa della perdita di identità e caratura stilistica e contenutistica che aveva subito nell’ultimo decennio.
Il 21 maggio 2018 è stato annunciata la chiusura di questo storico magazine.