Quando mi è arrivato il numero 0 di “Suq” ero felicissimo non tanto per la qualità del prodotto che si è poi rivelata molto alta e superiore, lo ammetto, alle mie aspettative, ma perché è l’idea stessa che ne sta alla base ad avermi affascinato.
Suq, come si legge dalla presentazione, è un ibrido editoriale tra il taccuino di viaggio e il libro fotografico e racconta di una Sicilia lontana dai cliché e dalla sua folcloristica iconografia.
Un magazine specifico, di nicchia, molto simile a certi prodotti internazionali che si concentrano su un tema a prima vista molto limitato per esploderlo in miriadi di punti di vista, di fotografie, di parole e colori diversi mostrando come non si possa mai davvero dire di conoscere niente o quasi.

Suq è la Sicilia, quella mai raccontata. Quella che trovi frugando tra ciò che conosci e ciò che non sai ancora. Che sia a pochi o a molti chilometri da te non importa perché ciò che conta davvero è lo sguardo, quello senza distanze capace di afferrare lo sconosciuto.
In questi giorni e settimane di tristi notiziari dove la Sicilia viene mostrata solo come orizzonte di drammi e tragedie, Suq la riporta al centro mostrando che tutto può essere rivisto da altre prospettive.
Suq è fotografia, racconto, sentimento, viaggio, nostalgia, desiderio e bellezza, quella di una cultura nuova e di un nuovo modo di vedere e vivere la Sicilia. Per far sì che tutto quello che Suq può essere lo sia per davvero e tutto quello che della Sicilia ancora si sconosce, venga conosciuto.