Quella che comunemente viene chiamata library music è la musica ed i dischi che nella maggioranza dei casi non furono pensati per titoli cinematografici specifici, quanto invece per essere messi in enormi cataloghi audio a disposizione dei programmisti RAI, che poi potevano farne l’uso che più ritenevano appropriato.
La library music fu un fenomeno trasversale che negli anni Settanta esplose in maniera più o meno clandestina in paesi come la Francia, l’Inghilterra e – come avrete capito – l’Italia, che a questo strano genere regalò un’impressionante quantità di perle quando non capolavori veri e propri. Alcuni dei nomi che contribuirono alla causa sono tra i pesi massimi della più nota musica per film: Ennio Morricone, per dirne uno, o anche Piero Umiliani, che in ambito easy listening espresse le sue cose migliori.
Pur essendo un genere conosciutissimo e diffusissimo sin dagli anni Cinquanta e Sessanta, il materiale è da sempre molto difficile da scovare.
In poche parole è tra i generi musicali più difficili da decifrare e forse è proprio per questo che Anthology Editions ha deciso di pubblicare il volume “Unusual Sounds: The Hidden History of Library Music“.


È un lavoro brillante e ricchissimo di materiale che apre una porta su di un mondo ampiamente sconosciuto e incompreso.
Attraverso le sue 332 pagine e 422 immagini, “Unusual Sounds” si tuffa in un universo musicale pieno di interviste, racconti e gustosi dietro le quinte meticolosamente divisi per etichetta.
“Unusual Sounds” presenta anche l’arte di Robert Beatty e un’introduzione di George A. Romero, il cui uso della library music in “Night of the Living Dead” ha cambiato la storia del cinema.
Lettura obbligatoria per chiunque sia interessato a questo campo enigmatico e alla sua influenza culturale nascosta ma pervasiva.