Il gruppo di fasi o veri artisti riuniti attorno a Jules Lévy che prendono il nome di Les incohérents destano scalpore a partire dalla fine del XIX Secolo con le loro opere ironiche e innovative prima di cadere velocemente nell’oblio della storia dell’arte, ma lasciando dietro di sé una scia su cui si inseriranno le avanguardie storiche come Dadaismo e Surrealismo.
Dal Quartiere Latino a Montmartre, gruppi di oziosi e festaioli artisti quali gli Zutistes e altri competono in creatività nei salotti parodici, dove le persone si oppongono al naturalismo zolaiano e al buon gusto della tradizione borghese. Tra questi, un certo Jules Lévy, 25 anni, impiegato presso Flammarion e membro fondatore degli Hydropathes.
Durante l’estate del 1882 a Lévy venne l’a stramba idea di organizzare una una mostra “di gente che non sa disegnare”. Così nascono le Les Arts incohérents. Dal luglio 1882 infatti, Lévy comincia ad associare questo nuovo movimento artistico al movimento umoristico degli Idropati, creato nel 1878.
Il principio che unifica tutti gli artisti che iniziano a gravitare intorno alla figura di Lévy è essenzialmente quello di far ridere i francesi di fine Secolo. La loro originalità sta nel qualificare le proprie opere come “incoerenti”. Tutti i materiali immaginabili possono essere utilizzati senza alcuna distinzione di livello o ricercatezza, tutte le ispirazioni, tutti i temi, tutti i linguaggi vivono per loro sullo stesso piano aprendo in questo modo la strada alle tecniche che hanno dominato il Novecento quali il montaggio, il collage, l’assemblaggio e all’eredità che esse lasceranno ai posteri, pensate solamente al remix musicale…
Come detto, nella storia del movimento, la data da segnalare è quella del 2 ottobre 1882 quando Jules Lévy organizza una mostra all’interno del suo appartamento signorile in rue Antoine-Dubois riscontrando immediatamente un grandissimo successo e curiosità da parte del pubblico accorso a vedere. Lévy invita i suoi amici giornalisti, caricaturisti e poeti ad esporre nel suo piccolo studio ed il risultato è qualcosa dioggettivamente mai visto prima.

Manifesto firmato Jules Chéret per l’Esposizione delle Arti Incoerenti del 1886.

Ecco dunque che Les Arts Incohérents si presentano come un vero e proprio movimento artistico.
Un anno dopo, nell’ottobre 1883, viene organizzata la prima vera mostra ufficiale de Les Arts incohérents in una sala della Galleria Vivienne. Tutto è predisposto con lo specifico obiettivo di sorprendere il visitatore: il catalogo, i manifesti, le opere, perfino il regolamento della partecipazione all’evento appare in tutta la sua assurda provocatorietà quando dice: “Sono ammesse tutte le opere, escluse quelle gravi e oscene”. Si tratta dell’inizio di un decennio di inaugurazioni, a cui parteciperà tutta Parigi, inclusi Manet, Renoir e persino Richard Wagner.
La mostra è un misto di parodie, giochi di parole, non sense e strampalate teorie dell’assurdo. In un mese però, alla mostra partecipano oltre 20.000 visitatori facendo sì che le mostre e gli appuntamenti del gruppo continuino senza sosta fino al 1886 con eventi sia alla Galerie Vivienne che all’Éden Théâtre di rue Boudreau.
Nella banda di Lévy, che giura “di non fare arte, ovviamente, e non ha mai voluto farlo”, troviamo anche l’inventore del monocromo, Paul Bilhaud ed Emile Coh, futuro inventore del cartone animato. Per un breve periodo, si avvicina al movimento anche Henri de Toulouse-Lautrec attratto dallo spirito sovversivo e innovatore di Lévy e del gruppo.
La promozione di questi nuovi artisti è assicurata dalle attività del locale e dalla famosa (omonima) rivista Le Chat noir – che lo stesso Lévy pubblicò per un certo periodo – e soprattutto dalle sfrenate feste organizzate dal gruppo, di cui parla anche Marcel Proust, terrorizzato all’idea di vedere la sua dolce amata socializzare con questi dissoluti pseudo artisti.
Una delle originalità degli Incoherents era organizzare feste e balli durante le mostre. Il primo ha avuto luogo l’11 marzo 1885. Si tratta spesso di balli in costume in cui molta attenzione era data all’originalità della decorazione dei locali: ad esempio durante il primo ballo, sono stati appesi alle pareti dei pannelli con frasi del tipo “Qui la malinconia non entra”, o anche “Per favore, non sputare sul soffitto”.
Dopo il 1886 il movimento perde vigore, la gente si stanca ed inizia a criticare la provocatoria idea di unire alto e basso, linguaggi apparentemente opposti, anche se continuarono a comparire caffè, giornali e varie altri prodotti riconducibili al movimento.

Manifesto per la mostra Incoherent Arts all’Olympia, nel 1893.

In questo periodo lo stesso Jules Lévy riceve numerose critiche a causa dell’apertura, nel 1886, della sua casa editrice dove pubblica principalmente i lavori dei suoi amici più stretti. A poco a poco, Le Courrier français, che due anni prima era stato uno dei principali megafoni del movimento, perde di interesse e di lettori fino alla chiusura avvenuta nel 1887 con Lévy che proclama la fine degli incoerenti ovviamente organizzando un ultimo, definitivo ballo in maschera.
Sempre Jules Lévy, nel marzo 1889, tenta di rilanciare il movimento, ma senza molto successo, la stampa oramai non ne parla più e anche il pubblico iniziale inizia ad interessarsi ad altri movimenti nascenti quali l’Art Nouveau e lo stile Decò. Nel frattempo apre il Café des Incohérents, situato al 16 bis di rue Fontaine, rilevato alla fine del 1894 da Jules Jouy per trasformarlo nel Cabaret des Décadents.
Nel gennaio 1898 Jules Lévy vende il suo ultimo giornale dal titolo emblematico Fin de siècle e nel 1928 pubblica una raccolta di brani selezionati dagli Hydropathes.
Nel 1909, il regista spagnolo Segundo de Chomón fa riferimento al movimento di Jules Lévy nel titolo di uno dei suoi film parigini, Une excursion incohérente.

Exposition Universelle des Arts Incohérents, 1889

Nel 1939, André Breton paga il suo debito con gli Incohérent, Alphonse Allais e Charles Cros, includendoli nella sua Anthologie de l’humour noir. Negli anni Sessanta, il movimento degli “Incos” riemerge grazie agli appassionati della patafisica.
Les Arts incohérents sono state presto dimenticate, le loro opere non sono mai state raccolte o esposte fino al 2024. Gli storici stimano che la maggior parte fu distrutta il giorno dopo la festa del 1893. Ma come detto la loro influenza sulle avanguardie storiche è ancora tutta da decifrare visto che temi e pratiche quali soprattutto il montaggio, la decodificazione del messaggio, il superamento fra arte borghese e arte popolare e la libera associazione di idee con la conseguente scoperta del “caso” come fattore decisivo nell’espressione artistica sono le principali tecniche utilizzate per impegnarsi in quella che molti, primi fra tutti gli stessi incohérents – hanno sempre definito una parodia artistica.
Grazie ad una serie di mostre popolari a Parigi, tournée in provincia, cataloghi, articoli di giornale, balli in maschera e un caffè degli artisti, il movimento fu estremamente presente in Francia dal 1882 al 189

“Tutto ciò che i giochi di parole più arditi e i metodi di esecuzione più imprevisti possono portare in opere selvaggiamente ibride alla pittura e alla scultura disorientate…”

Fèlix FÉNÉON, LA LIBRE REVUE – 1883

Riscoperti come detto negli anni Sessanta dagli appassionati di patafisica, gli Incos rimangono una nicchia fino alla fine del XX Secolo quando alcuni studiosi e ricercatori come Daniel Grojnowski, Denys Riout e Catherine Charpin, cominciano ad interessarsi di questo anello dimenticato nella storia dell’arte, senza però mai sfatare il mistero relativo alla figura di Lévy: profeta dell’arte moderna o semplice burlone borghese?
Tale interesse culmina con la mostra a Orsay nel 1992, prima che Les Arts incohérents tornassero a perdersi nell’oscurità.
Nel 2018, il gallerista Johann Naldi ha ritrovato e identificato diciassette opere esposte a suo tempo da Les Arts incoherents catalogate come tesoro nazionale il 7 maggio 2021 dal Ministero della Cultura francese con queste parole: “Tra questo insieme di produzioni rappresentative di Les Incohérents, ritenute definitivamente scomparse, spiccano due opere importanti. Innanzitutto, Combat de nègres dans la nuit del drammaturgo Paul Bilhaud (1854 -1933), numero 15 del catalogo della prima mostra del 1882. Si tratta di una tela dipinta interamente di nero che può essere considerata come il primo monocromo della storia della pittura.

Combat de nègres pendant la nuit

Il secondo è un’opera di Alphonse Allais (1854-1905), intitolata Des souteneurs encore dans la force de l’âge et le ventre dans l’herbe boivent de l’absinthe, costituito da una tenda da carrozza verde con sopra stampato un carteggio che ne dà il titolo. L’opera costituisce una sorta di prototipo già pronto e anticipa in questo senso il concetto di ready-made che marcel Duchamp svelerà solo decenni dopo.

Des souteneurs encore dans la force de l’âge et le ventre dans l’herbe boivent de l’absinthe,


La scoperta delle opere de Les Arts Incohérents passa anche dal catalogo della mostra Ha Ha Ha organizzata presso l’ING Art Center di Bruxelles in collaborazione con il Centre Pompidou, ricordando che i cataloghi risalenti all’epoca del movimento sono rimasti “per molto tempo gli unici strumenti che ci hanno permesso di conoscere il contenuto di queste mostre fino alla riscoperta nel 2018 di 17 opere tra cui il già citato monocromo nero di Paul Bilhaud che avrebbe ispirato Kazimir Malevič per il suo Quadrato Nero.

Quadrato nero


Nel novembre 2023, lo storico e artista visivo Arnaud Labelle-Rojoux pubblicato un ampio estratto di un’intervista realizzata con il professor Denys Riout, specialista in pittura monocromatica, inizialmente pubblicata sulla rivista Switch on paper, in cui Riout afferma: “Vedere gli oggetti cambia completamente le cose, perché l’immaginazione che ci eravamo formati nasceva da alcune descrizioni testuali, ma anche da uno stato d’animo: ci siamo detti, questi sono giocattoli divertenti, sono buffi, probabilmente sono volutamente realizzati di fretta. Quando ho scoperto le opere, ho capito che non era affatto così! Gli oggetti non corrispondono a questa immagine ma rimandano ad nuova realtà e ad un nuovo concetto di arte”.
In una recente pubblicazione Andréi Nakov, eminente specialista dell’opera di Kazimir Malevič e delle avanguardie russe, sostiene che le opere di Incoherent Arts esposte da Johann Naldi sono “perfettamente autentiche e assai interessanti e innovative”.
Nel febbraio 2024 le opere vengono presentate in anteprima mondiale al pubblico nella mostra Henri de Toulouse-Lautrec, Parigi 1881-1901” presso Palazzo Roverella.