Quella che vi presento oggi è una rivista di cui mi sono innamorato appena scoperta. Si tratta innanzi tutto di una rivista stampata per tutto l’arco della sua vita in un elegante e originale formato tabloid. La figura di riferimento – così entriamo un po’ nel dettaglio – è James Steranko, fumettista e scrittore statunitense considerato uno dei maggiori innovatori del fumetto durante la cosiddetta Silver Age, grazie al suo particolare stile che unisce surrealismo, op art e design grafico.
Proprio Steranko nel 1969 fondò una propria etichetta, la Supergraphics Publications con cui diede alle stampe nel periodo compreso fra il 1972 ed il 1979, il magazine Comixscene, poi riminato come Mediascene.
Inizialmente la rivista pensata da Steranko avrebbe dovuto contenere non solo fumetti, anzi. L’idea originale era quella di essere una sorta di notiziario, di rivista di settore si direbbe oggi, incentrata sulle ultime notizie e sugli approfondimenti e interviste tutte dedicate al mondo del fumetto con una particolare attenzione anche al mondo underground, alla fantascienza e al fantasy. È stato un pioniere nel campo delle notizie sui fumetti, trattando i fumetti come un argomento degno finalmente di una seria attenzione un decennio prima che arrivassero i vari magazine specialistici quali Comics Journal e Amazing Heroes.
Con l’uscita del numero 7 del novembre/dicembre 1973, la rivista cambio nome in Mediascene, mantenendo il nome Comixscene come titolo della sezione dedicata ai fumetti.
Gli argomenti trattati oltre ai film in uscita e alle edizioni tascabili di autori quali Edgar Rice Burroughs, inventore di Tarzan e Robert E Howard, uno dei maestri della letteratura pulp degli anni Cinquanta, riguardavano approfondimenti sui personaggi del mondo del cinema e del fumetto allora in voga. come, solo per citarne uno, il Doc Savage di Lester Dent.
Ogni numero della rivista conteneva uno splendido poster centrale, spesso disegnato dallo stesso Steranko, anche se molti furono gli artisti che contribuirono.
Grande successo di pubblico accompagnò la rivista con numeri divenuti già al tempo ricercatissimi come, per esempio, quello del gennaio-febbraio 1974 interamente dedicato alle pin-up.
Questa nuova incarnazione di Mediascene, meno rilevante per gli amanti del fumetto, cessa le pubblicazionnel 1994 quando oramai aveva cambiato nuovamente titolo in Prevue diventando una testata generalista sulla cultura popolare americana.
Secondo alcuni studiosi è proprio nelle pagine di Mediascene – per la precisione nel numero di novembre/dicembre 1975 – che, per la prima volta compare la definizione di graphic novel per descrivere due lavori in uscita che tra l’altro non hanno mai visto la luce. Questo accadeva ben tre anni prima dell’uscita di A Contract With God di Will Eisner, da molti considerato il primo lavoro di questo tipo. L’articolo chiarisce che il concetto di graphic novel era nell’aria nel momento in cui Eisner stava concependo e lavorando al suo libro.
Per la precisione, è doveroso ricordare però come fu lo storico del fumetto Richard Kyle a coniare il termine graphic novel in un saggio comparso nel numero di novembre 1964 della fanzine di fumetti Capa-Alpha.