I. Premessa: l’ambiguità di un fenomeno comico

Nino Frassica è un caso unico nella comicità italiana. Definirlo semplicemente un attore o un comico sarebbe riduttivo: Frassica è un performer di linguaggio, un artigiano del nonsenso, un autore che ha fatto della destrutturazione del discorso la sua cifra distintiva. Il suo umorismo si radica in una lunga tradizione italiana che, tra Totò e il surrealismo postmoderno, ha sempre giocato con il linguaggio come materia plastica, stravolgendone logica e sintassi.

Ciò che rende Frassica un fenomeno complesso è il suo posizionamento ambiguo tra cultura popolare e avanguardia, tra la televisione generalista e una sofisticata operazione metalinguistica. L’ingenuità apparente del personaggio cela un’operazione di smontaggio della comunicazione, dove il significato implode su sé stesso, trasformando la parola in un puro flusso sonoro, evocativo e straniante.



II. La destrutturazione del linguaggio e il modello del nonsense

L’umorismo di Frassica è un laboratorio linguistico. Il suo stile, che trova la prima consacrazione nazionale con Quelli della notte (1985), è basato su una logica di accumulo, ripetizione e spiazzamento. Attraverso una sapiente gestione del ritmo, l’artista siciliano svuota la parola del suo significato convenzionale, riportandola a una dimensione puramente fonetica o evocativa.

Si potrebbe accostare il suo lavoro alla tradizione del nonsense letterario, da Lewis Carroll a Fosco Maraini, ma anche alla logica surreale dei testi di Campanile e alla comicità spiazzante di Jarry. Non è un caso che Frassica stesso abbia dichiarato:

Non è che voglio far ridere a tutti i costi, voglio far ridere male, sbagliando¹

Qui emerge un principio essenziale della sua poetica: il rifiuto della battuta costruita per ottenere una reazione immediata. Il suo umorismo è un sabotaggio interno della comunicazione, una scossa che obbliga il pubblico a ripensare il meccanismo stesso del comico.



III. Il personaggio e la sua ambiguità

Un elemento chiave dell’universo di Frassica è il personaggio che egli ha costruito: un misto di ingenuità e paradosso, un intellettuale naïf che alterna saggezza e delirio. Questo equilibrio instabile lo colloca in una zona di confine tra il comico tradizionale e la performance concettuale.

Frassica si fa portatore di un’oralità ingannevole, dove il senso sembra sempre prossimo a rivelarsi, salvo poi sfuggire nel caos di una logica personalissima. Questa operazione di depistaggio può ricordare il détournement situazionista, sebbene in una forma meno politicizzata e più orientata alla dimensione del gioco.



IV. Tra cultura pop e avanguardia: la lezione di Frassica

La comicità di Frassica è una forma di sabotaggio morbido della narrazione televisiva. Attraverso la deformazione del linguaggio, egli mette in crisi il principio stesso della comunicazione trasparente, trasformando la televisione in un teatro dell’assurdo.

Il suo lavoro dimostra che è possibile sovvertire il sistema dall’interno, usando i codici della cultura popolare per insinuare un germe di spaesamento. Un’operazione che, pur essendo meno dichiaratamente politica rispetto a quella di un Carmelo Bene o di un Dario Fo, conserva un potenziale eversivo notevole.



V. Conclusione: Frassica e il futuro della comicità

In un panorama comico sempre più omologato e privo di rischi, la figura di Frassica emerge come un’anomalia necessaria. La sua ironia, radicata nella grande tradizione italiana del paradosso linguistico, si distingue per un approccio che è insieme leggero e profondamente destabilizzante.

Se la comicità contemporanea tende spesso a ridursi a una riproposizione di modelli già collaudati, il metodo Frassica ci ricorda che il vero umorismo è sempre un atto di scardinamento, un cortocircuito che lascia il pubblico sospeso tra il riso e il disorientamento.

¹ Nino Frassica, La mia autobiografia mai scritta, Milano, Mondadori, 2018, p. 47.