All’interno della vasta e complessa storia dell’underground, inteso come insieme di movimenti culturali, artistici e sociali che si sono sviluppati ai margini o in opposizione alle mainstream dominanti, si distingue la figura rivoluzionaria di Valentine de Saint-Point (1875-1953). Poetessa, danzatrice, scrittrice e visionaria, la sua vita e la sua opera rappresentano un prototipo di anticonformismo radicale e sperimentazione estetica che ha anticipato molte delle istanze e delle poetiche dell’underground moderno.
La vita: un percorso libertario e controcorrente
La vita di Valentine de Saint-Point si configura come un percorso profondamente libertario e controcorrente, una costante sfida agli schemi sociali, culturali e morali del suo tempo.
Nata a Lione nel 1875 da una famiglia borghese, perse il padre da piccola e crebbe con la madre e la nonna in un contesto provinciale, considerato asfittico per una personalità così irrequieta e ambiziosa.
A soli 18 anni sposò un professore di lettere più grande di quattordici anni, non per amore ma come strategia pragmatica: il matrimonio diventava allora una via per guadagnare l’indipendenza economica e fuggire da un ambiente soffocante. Tuttavia, il marito morì dopo sei anni e Valentine sposò un altro professore, ma nel 1904 ottenne il divorzio a proprie spese per riacquistare piena libertà, assumendosi la colpa per preservare la reputazione dell’ex coniuge. Dopo ciò decise di non sposarsi più.
Da allora visse con estrema libertà affettiva e sessuale, segnando la sua esistenza con relazioni intense ma non convenzionali, fra cui un legame duraturo con Ricciotto Canudo, poeta e critico d’arte, colui che introdusse la settima arte, il cinema. Valentine prendeva parte a circoli intellettuali aperti e artistici della Parigi dei primi del Novecento, partecipando appieno agli ambienti dell’avanguardia, ma mantenendo una posizione autonoma e irriverente.
Il suo anticonformismo si espresse anche nella produzione letteraria e poetica, con romanzi e opere teatrali che esploravano senza tabù il desiderio, l’amore e la psicologia femminile, spesso considerati scandalosi e provocatori per l’epoca. Inoltre, Valentine fu modella di grandi artisti come Auguste Rodin e Alphonse Mucha, e lei stessa artista poliedrica: danzatrice, pittrice, scrittrice, e visionaria, che portò avanti una intensa sperimentazione artistica.
La sua adesione al Futurismo fu inizialmente stimolata dal contatto con Filippo Tommaso Marinetti, ma si distaccò presto dal movimento, in contrasto con la misoginia e la rigidità di certi aspetti del futurismo maschile. Valentine si fece portavoce di una rivoluzione che comprendeva la liberazione della donna non secondo i canoni femministi dell’epoca, ma come “superdonna” che incarnava forza, aggressività e sessualità libera, incarnando la lussuria come manifestazione vitale e artistica.
Nel corso della vita si spostò anche verso una ricerca spirituale e mistica, specialmente negli ultimi anni vissuti in Egitto, avvicinandosi al sufismo e praticando discipline come l’agopuntura, ma sempre restando fedele al proprio spirito indipendente e fuori dagli schemi.

Il ruolo e il contesto storico-culturale
Il ruolo di Valentine de Saint-Point e il contesto storico-culturale in cui si mosse sono fondamentali per capire la portata e il significato della sua opera e del suo pensiero. Nel fervore culturale di Parigi ai primi del Novecento, un periodo segnato dalla Belle Époque, convivevano sia un’intensa vivacità artistica sia una rigida struttura patriarcale e borghese che stabiliva precise limitazioni per la donna e per l’espressione artistica non convenzionale.
Valentine si distinse all’interno della scena intellettuale come figura autenticamente libera e anticonformista, opponendosi sia alla misoginia esplicita del futurismo maschile sia ai modelli tradizionali della femminilità passiva e sottomessa. La sua opera e i suoi manifesti – in particolare il Manifesto della donna futurista e il Manifesto futurista della lussuria – rappresentano un’attacco frontale agli stereotipi dell’epoca: Valentine proiettava un’immagine di donna forte, indipendente, superdonna, capace di combinare caratteristiche maschili e femminili, lontana dalle categorie fisse e dai ruoli convenzionali.
Valentine tratteggiò un ideale di donna guerriera e androgina, ispirandosi a figure mitiche e storiche come le Amazzoni, Giovanna d’Arco, Cleopatra e altre, che incarnavano la potenza, l’indipendenza e la capacità di agire nel mondo con forza e consapevolezza. Il suo pensiero, influenzato dalla filosofia di Nietzsche e dalla psicologia di autori come Otto Weininger, contestava il determinismo biologico e la fissità delle identità di genere, vedendo la bisessualità e l’androgina come chiavi di rottura e liberazione dai codici patriarcali.
Nel teatro e nella scrittura Valentine promosse la costruzione di nuovi modelli femminili, auspicando l’emergere di un “Teatro della Donna” che rompesse con le rappresentazioni borghesi e stereotipate e che fosse capace di esprimere la complessità, l’autonomia e la creatività della donna contemporanea. Questa battaglia contro un teatro maschile e conformista, che ancora dipingeva la donna come oggetto o come figura sacrificata, fu parte integrante del suo impegno artistico e intellettuale.
Contestualmente, Parigi rappresentava un terreno fertile per queste contestazioni e sperimentazioni, poiché era un centro nevralgico di avanguardie, ma anche uno spazio di forti contraddizioni sociali: da un lato la modernità e la voglia di cambiamento, dall’altro la persistenza di valori patriarcali rigidi e sistemi culturali conservatori. Valentine, mentre si inseriva nel movimento futurista, ne criticò le misoginie e contribuì a introdurre temi nuovi come la sessualità libera vista come forza vitale.

L’estetica: dalla Métachorie all’arte totale
L’estetica di Valentine de Saint-Point si fonda su un’idea pionieristica di arte totale, incarnata nella sua invenzione della Métachorie, una forma originale e innovativa di danza che rompeva con la tradizione e anticipava le esperienze performative contemporanee. Il termine Métachorie, derivato dal greco e significante al di là del coro, indica infatti un superamento della danza classica tradizionale (corale), verso una disciplina che unisce corpo, poesia, musica e architettura in un’unica esperienza artistica integrata.
La Métachorie è una danza concettuale e astratta: Valentine voleva esprimere con il movimento del corpo non la narrazione sentimentale o l’esteriorizzazione di emozioni, ma il pensiero puro, sintetizzato in figure geometriche e linee rigorose. Il corpo diventa così strumento di una domanda intellettuale e spirituale, e il danzatore un mediatore fra un’esperienza individuale e una collettiva, fondendo l’arte immobile e quella mobile.
Per realizzare questa forma d’arte totale, Valentine si avvalse di velature sul volto dei danzatori che ne attenuavano l’espressività facciale, preferendo concentrare l’attenzione sul gesto e sulla forma, per garantire una coerenza stilistica e un’armonizzazione del movimento con la struttura poetica e musicale. La Métachorie trovò la sua prima rappresentazione pubblica nel 1913 al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi e fu poi portata in tournée in Europa e negli Stati Uniti, suscitando sia ammirazione per la sua originalità sia critiche feroci da parte di esponenti tradizionalisti del futurismo, tra cui Marinetti, che la definì fredda e priva di ardore sessuale.
Questa coreografia spaziale esprimeva una concezione di arte che va oltre il singolo medium: era sintesi di poesia (poesie mimate e recitate), danza e architettura (con il movimento che seguiva una sorta di geometria ritmica), anticipando le future ricerche performative che uniscono diverse discipline artistiche. La Métachorie rappresenta così un manifesto estetico che rifletteva l’impegno di Valentine per la fusione tra intelletto e istinto, corpo e spirito, razionalità e ispirazione.
Oltre alla danza, l’estetica di Valentine de Saint-Point si manifestò chiaramente nei suoi scritti e manifesti che promuovevano la lussuria come forza creativa ed erotica, espressione di potenza vitale e ribellione contro i modelli borghesi. Il corpo e il desiderio non erano dunque solo materiali da rappresentare ma parte attiva di un’esperienza estetica totale e politica.

L’anticonformismo tra arte e vita
L’anticonformismo di Valentine de Saint-Point si manifesta come un elemento fondamentale e pervasivo sia nella sua arte sia nella sua vita personale, rendendola un’archetipo di artista underground ante litteram che ha sfidato e sovvertito le norme sociali, culturali e artistiche dominanti del suo tempo.
Valentine rifiutò categoricamente i modelli tradizionali di donna trasmessi dalla cultura borghese, quelli della moglie fedele, madre sacrificata e figura subordinata all’uomo. La sua critica mirava a un teatro e a una cultura che perpetuavano rappresentazioni femminili stereotipate, deboli e passive, che erano lontane dalla realtà di una donna autonoma, forte, complessa. Nel suo celebre Manifesto della donna futurista esprimeva la necessità di costruire nuove figure femminili, che unissero elementi di mascolinità e femminilità, andando oltre ogni determinismo biologico.
Il suo anticonformismo si tradusse anche in uno stile di vita dirompente: Valentine condusse un’esistenza completamente dedicata all’arte, che considerava un’estensione di sé stessa e della propria libertà. Il suo corpo diventò veicolo di espressione artistica e politica, esemplificato dalla sua teoria della lussuria come energia vitale e creatrice, che sfidava le ipocrisie morali del suo tempo. Fu eccentrica, provocante, libera nelle relazioni affettive e sessuali, una superdonna in piena sintonia con le pulsioni futuriste di ricerca di modernità e rottura.
La sua arte, dalla poesia alla danza, supera la semplice rappresentazione per diventare atto performativo antitetico ai canoni borghesi: arte come trasformazione radicale della realtà, capace di liberare spirito e corpo. Valentine non solo elaborava nuove forme estetiche, ma auspicava un ruolo autonomo e innovativo della donna artista, che con la sua creazione ridefinisse se stessa e il mondo.
Il suo impegno e la sua stessa vita riflettono una coerenza rara, quella di un’artista che non si limita a espressioni formali rivoluzionarie, ma è lei stessa rivoluzionaria: vive come crea, sfidando convenzioni e aspettative con determinazione. Questa integrazione tra arte e vita, corpo e spirito, autonomia e performance, colloca Valentine tra le figure di avanguardia più radicali, anticipando molte delle poetiche e degli stili di vita underground del XX secolo.
In conclusione, Valentine de Saint-Point rappresenta un nodo cruciale nella storia dell’underground perché incarna perfettamente la sintesi tra vita e arte anticonformista, lotta per la libertà espressiva e corpo come luogo di esplorazione e trasformazione. La sua eredità è quella di una donna che, attraversando e superando le avanguardie ufficiali, ha saputo tracciare un percorso personale e universale che preludia molte delle poetiche e dei comportamenti che segneranno l’arte e la cultura underground del XX e XXI secolo.

						
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