È sempre difficile parlare del lavoro di chi, sia pur a distanza e con mille limitazioni, mi piace considerare un amico, non fosse altro per le numerose affinità che negli anni ho scoperto accomunarci, quindi ritengo che la cosa migliore sia premere play in loop a Captain Beefheart & His Magic Band con il suo Zig Zag Wanderer, mollare gli ormeggi e lasciare andare la tastiera dove vuole, senza tante scuse e spiegazioni.
L’amico in questione è Joe Tamponi, illustratore sardo classe ’88 che da sempre caratterizza i suoi lavori per una ostinata filosofia do it yourself ed una approfondita ricerca stilistica che trae linfa vitale dalla storia della grafica underground più sconnessa, colorata e, per certi versi psichedelica.
Tutta la sua opera si può ricondurre ad una visione – sia pur assai personale – del filone lowbrow, profondamente influenzata dalla grafica punk e soprattutto dallo skateboard degli anni ’80 e ’90. Tamponi infatti non nasconde il suo debito artistico, citando apertamente l’impatto di artisti come Jim Phillips e suo figlio Jimbo anche in questa sua prima opera fumettistica a cui, stando al progetto complessivo, dovranno seguire altre due albi.

Smelly Rob n.1 – La Fuga
Smelly Rob n.1 – La Fuga – questo è il titolo dello smilzo librettino che trasuda passione e colore – si colloca a mio avviso come un’opera assai distintiva, almeno nel panorama del fumetto indipendente italiano, agendo come un ponte stilistico tra la tradizione della controcultura sixties e l’estetica skate-punk americana.
La narrazione visiva del fumetto trae ovviamente ispirazione dalle origini dell’underground comix di artisti come il leggendario Robert Crumb, mantenendone l’immediatezza, l’irriverenza e la cruda carica espressiva.
A livello grafico, Tamponi recupera l’energia distorta e surreale della poster art psichedelica degli anni Sessanta (vedi i celeberrimi Big 5: Wes Wilson, Stanley Mouse, Vistor Moscoso, Alton Kelley e Rick Griffin) rivisitandone le linee ed i colori vibranti, i personaggi deformati e un senso generale di allucinazione. Questa estetica, che non casualmente riprende la scia di Ed Roth e del suo Rat Fink continuando la tradizione del “soggetto-topo”, si sposa con l’estetica del già citato Jim Phillips, celebre per aver definito l’iconografia di Santa Cruz Skateboards (inclusa la celebre Screaming Hand).

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Il risultato è una fusione di arte psichedelica e cruda energia del punk/skate, che veicola il tema centrale del fumetto – la Fuga – come atto di resistenza contro il conformismo e il sistema, anche in questo caso, ripercorrendo strade tracciate dai padri nobili dell’underground quali il Jack Kerouac di On the Road o l’Hunter S.Thompson del delirante Fear and Loathing in Las Vegas.
Insomma, quello di Joe Tamponi è, da un lato, un lavoro necessario per chi desidera comprendere come l’eredità della grafica underground più ribelle continui a trovare sempre nuove voci nell’editoria indipendente contemporanea.
Dall’altro, rappresenta una sfida lanciata a tutti coloro i quali si nascondono dietro agli enormi limiti e alle gravi mancanze della “scena italiana” – sempre sorda a dar voce a certe estetiche – mostrando come sia possibile (anche “da noi”) mettere in circolo grafiche, stili e gusti non allineati.

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