Il The Idiot international è un magazine francese fondato nell’ottobre 1969 in piena contestazione, da Jean-Edern Hallier, scrittore e editore francese, insieme al co-fondatore Bernard Thomas, giornalista, critico teatrale e all’editore Jérôme Schmidt, fondatore di Editions Inculte.

Jean-Edern Hallier

Il giornale, inizialmente quindicinale, poi divenuto mensile, viene stampato prima in bianco e nero e poi a colori in otto pagine di formato broadsheet composte da disegni e vignette ma sempre senza fotografie.
Inizialmente sponsorizzato da Simone de Beauvoir e largamente finanziato da Sylvina Boissonnas – storia figura protettrice e mecenate di svariati progetti editoriali della controcultura di sinistra francese – questo giornale è da sempre un progetto estremamente controverso e quindi assai interessante da studiare soprattutto per la parte contenutistica che, nei decenni, ha suscitato accanite critiche da parte di tutti gli schieramenti politici e dagli esponenti della cultura “alta” francese.
Fin dalla sua nascita si dichiara indipendente da qualsiasi ideologia e questo gli provocherà, nella sua trentennale storia che termina nel 1994, una infinita serie di processi e guai giudiziari di ogni tipo e contro qualsiasi “nemico”.
Dal 1969 al 1972, il giornale è parte integrante del movimento della cosiddetta sinistra extraparlamentare che anche in Francia ha un suo seguito relativamente forte, soprattutto fra le generazioni più giovani e quindi più sensibili alla nuova ondata di contestazione che sta invadendo il mondo occidentale.

         The Idiot international, 1969

Nel Maggio 1971 avviene un primo strappo però con la fazione più politica che si esplicita nello scontro con Simone de Beauvoir, da sempre vicina al progetto ma adesso critica verso la sempre più corrosiva linea editoriale di Hallier, arrivando a scrivere nel settembre del 1970, a scrivere sulle pagine de Le Monde che: “The Idiot non rappresenta altro che se stesso, cioè una manciata di lettori […]. Fra i suoi articoli e vignette, io vedo solo critiche negative e disordinate all’attuale sinistra, accompagnate da sproloqui, provocazioni e attacchi molto vaghi e che non delineano alcunché soprattutto in merito al futuro della Francia. Il tuo atteggiamento di giudice si attesta in una posizione elitaria, da chissà quale Olimpo pensano di parlare! The Idiot può quindi solo creare nuovi dissensi, e non promuovere l’unità di azione”.
Da qui in poi le invettive di Hallier si concentreranno soprattutto nei confronti del Partito Socialista e soprattutto contro Francois Mitterand con cui si aprirà una vera e propria battaglia, anche con strascichi legali che durano anche oggi.

È chiaro che il rapporto fra la nota scrittrice e la redazione è oramai compromessa e infatti, di li a poco, il legame si spezza per non risanarsi mai più e portando alla chiusura della rivista stessa avvenuta nel 1972.
Nei mesi successivi al termine di questa esperienza, sarà il quotidiano Liberation, nato nel 1973, ad assumere gran parte del team originale dell’Idiot International che comprende nomi quali lain Soral, Frédéric Taddeï, Marc-Édouard Nabe e Michel Houellebecq, solo per citare i più famosi.
Per trasformare un tale mucchio di pazzi in una redazione, è stata centrale la figura di Jean-Edern Hallier che negli anni si è sempre più distaccato dai movimenti di sinistra arrivando negli ultimi tempi addirittura a strizzare l’occhio ai movimenti neo fascisti di Jean-Marie Le Pen.

The Idiot international, 1989

Da questa sua evoluzione di evidenzia come la filosofia di fondo di The International Idiot si basa sull‘incontro di due estremismi politici, di destra e di sinistra, di fronte a un nemico comune, il capitalismo.
I selvaggi incroci ideologici della rivista sono quanto di più vicino si possa rintracciare in ambito editoriale al cosiddetto Rossobrunismo, un magma piuttosto indistinto che tenta la sintesi fra gli opposti estremismi politici.
Nel aprile 2014, il figlio di Hallier, Frédéric, fa rinascere la pubblicazione con una nuova veste grafica e un progetto editoriale però assai debole che resterà in vita solo tre numeri, l’ultimo dei quali pubblicato nell’estate 2014.