Una delle interviste che mi ero ripromesso di fare era quella ai ragazzi di FORO Studio fin da quando chiesi loro una copia del primo numero del progetto “No Budget” e me lo vidi arrivare direttamente a casa con tanto di letterina di ringraziamento.
Mi piaceva il progetto, è intelligente e leggero, e soprattutto mi piaceva la professionalità del gruppo per cui, qualche mail dopo e un’estate dopo, eccomi qua a pubblicare le loro risposte.
Foro Studio è un gruppo di professionisti, grafici, designer, architetti, fotografi che collaborani in diversi progetti lavorando in varie parti d’Europa.
Abbiamo parlato di “No Budget” certo, dei progetti futuri del gruppo, ma soprattutto abbiamo parlato di editoria e illustrazione, della situazione italiana e del resto d’Europa, delle problematiche e delle potenzialità di questo settore in crescita ma non ancora adulto, con la speranza che la discussione possa interessare anche altri soggetti che operano in maniera indipendente e non a cui invito la richiesta prendere parte al dibattito scrivendomi.
Vorremmo dare spazio a chiunque abbia idee, critiche, proposte o semplicemente voglia di discutere dell’editoria indipendente in Italia, ma intanto leggetevi cosa pensano e chi sono i ragazzi di Foro Studio.
Buona lettura!
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FRANCESCO CIAPONI – Quello che mi ha colpito del progetto #foroNOBUDGET è la passione, uno slancio che si sente in ogni angolo e centimetro del foglio e che si rafforza leggendo gli editoriali dei 2 numeri usciti. Questo è un ottimo punto di partenza che permette di camminare sia con il giusto orgoglio sia con la dovuta energia senza la quale questo tipo di progetti stentano a durare. Detto questo, cosa volete che diventi #foroNOBUDGET in un futuro? Qual è cioè il domani di questa bella idea?
FORO STUDIO – Ti ringraziamo un sacco per le bellissime parole, siamo felici che la passione che abbiamo messo nel progetto si scorga riga per riga. La domanda da cui partiamo è un argomento che stiamo discutendo proprio in questi giorni: non sappiamo ancora cosa succederà a #foroNOBUDGET dopo l’uscita del quarto numero, l’issue conclusivo di dicembre. Quello di cui siamo certi è che, anche se il nostro magazine non avrà più la veste grafica attuale, non abbandoneremo i racconti. La speranza, comunque, è quella di avere prima o poi un budget. Una delle nostre paure è quella di fare un progetto fine a se stesso, che si risolve in un nulla di fatto come tante realtà simili. Purtroppo le idee non mancano, i soldi sì; e se non si può mangiare con quello che si fa, lo si deve relegare all’essere un hobby – e se diventa un hobby la qualità per forza di cose passa in secondo piano. Può sembrare poco poetico, ma senza un ritorno economico concreto non si va da nessuna parte, e i sogni non possono essere costruiti né sulle nuvole né sull’aria fritta.
FC – Fin da quando avevo 18 anni mi sono occupato di editoria underground e di tutto quel sottobosco fatto di fogli, foglietti e poster a volte incomprensibili ma sempre veri, puri che componeva l’editoria indipendente. Con il tempo, ed i mille cambiamenti nella società e negli strumenti a disposizione, questo sottobosco si è trasformato. Non esistono più, o sono molto residuali, i fogli e le fanzine brutalmente fotocopiate ed al loro posto vediamo rivistine e progetti di altissima qualità e ricercatezza, venduti e non più regalati, in eventi organizzati ad hoc per un pubblico non più di giovani alla ricerca della ribellione ma di persone di tutte le età che apprezzano l’estetica grafica ed il design editoriale ed illustrativo. Questo cambiamento ha portato ad un settore vero e proprio con una propria dignità, dei punti di riferimento – penso al Fruit, ad Inchiostro ed agli altri eventi – ma ancora non ha un proprio mercato che consenta qualcosa di più del semplice galleggiamento, al lavoro – come inteso proprio in #foroNOBUDGET – precario, sfruttato, non retribuito. Cosa pensate che manchi ancora, quali sono gli errori e che idee avete voi per fare dei passi avanti in questa direzione?
FR – In Italia abbiamo due problemi culturali di fondo che spesso tagliano le gambe alle iniziative di carattere artistico o divulgativo. Il primo ed il più paralizzante è l’idea che ad un artista non serva altro che il proprio talento e un po’ di ispirazione; la convinzione che l’artista sia qualcosa di diverso e soprattutto migliore di un mestierante. Sembra che il popolo italiano sia collettivamente convinto che si possa decidere in principio che ci si appresta a fare dell’arte – mentre invece cosa faccia parte dell’arte lo si decide dopo, con il passare delle generazioni, essendo testimoni di cosa permane nella cultura popolare, e come. Ecco perché in Italia sono tutti un po’ scrittori, un po’ poeti, un po’ disegnatori: perché non si pensa che sia necessario studiare, per imparare a scrivere un romanzo – basta che arrivi la musa. Non è un caso che sul suolo italiano non ci siano (seri) corsi universitari di Scrittura Creativa. Ci si improvvisa, tutti fanno un po’ di tutto, nessuno fa niente per bene – d’altra parte, non è il loro mestiere.
Il secondo problema è che, diciamocelo, ad un certo tipo di ideologia fanno schifo i soldi. Sul fatto che la cultura debba essere da tutti e per tutti non ci piove, ma anche il più nobile dei progetti editoriali non può andare avanti a sola nobiltà di sentimenti. Senza un minimo di profitto, anche reinvestito nell’attività stessa e senza veri scopi di lucro, si è costretti a fermarsi. C’è un certo imbarazzo in generale, nella società italiana, quando si parla di soldi; si fa fatica a dichiarare quanto si guadagna, ci si vergogna a chiedere un compenso adeguato al proprio lavoro. Da un lato è vero che spesso si è costretti a lavorare gratis; dall’altro, questa pudicizia nell’attribuire un valore economico a se stessi foraggia il lato oscuro del “no budget”. Non c’è niente di sbagliato nel chiedere un contributo economico ai propri consumatori, tentare il crowdfunding se non si vuole vincolare il proprio prodotto ad un concetto di vendita. Se però non ce la si sente di chiedere a chi legge (e apprezza il prodotto) di riconoscere economicamente il valore di un progetto, come si può chiedere di essere stipendiati per le stesse mansioni?
Bisogna iniziare a ripensare le riviste indipendenti per renderle i prodotti commerciali che a tutti gli effetti sono e devono essere per sopravvivere più di qualche numero. È necessario assumere professionisti del settore, e non tuttofare appassionati, è necessario chiarire il proprio scopo, inquadrare il proprio pubblico, lavorare sul branding e sulla mission. Non ha senso demonizzare gli strumenti della tecnica pubblicitaria perché “bisogna fare cultura” – le due cose non sono antitetiche per natura. Quando si smetterà di credere che saper prendere in mano una penna voglia dire saper scrivere (o disegnare), e quando si smetterà di pensare che farsi pagare voglia dire vendersi al capitalismo, la piccola editoria indipendente italiana potrà forse trovare qualche forma di stabilità.
FC – #foroNOBUDGET è un progetto curatissimo dal punto di vista grafico ed editoriale, semplice come sono semplici i prodotti fatti bene, ricercato quanto serve per non essere banale. Quali sono secondo voi, in Italia, altri progetti editoriali indipendenti che riescono a pubblicare con una certa regolarità che meritano davvero un occhio di riguardo per la cura editoriale e grafica e perché vi hanno colpito?
FR – Senza elencare l’intero sottobosco delle riviste indipendenti dedicate alla narrativa (che hanno il merito di tenere vivo il mondo dei racconti), ci viene subito in mente fame di Alessandra De Cristofaro e Irene Rinaldi e Illustratore Italiano. Se la prima è una fanzine più vicina alla definizione canonica, il secondo magazine è sicuramente uno dei progetti più interessanti che l’editoria indipendente ha sfornato negli ultimi anni. Per quanto riguarda qualcosa più legato al campo vero e proprio di FORO Studio, citiamo San Rocco e REM, due progetti diversi ma ugualmente ben curati e dedicati entrambi all’architettura.
FC – Parlateci un attimo di voi, prendetevi ognuno il proprio spazio e descrivete quelle che sono:
Due delle vostre fissazioni:
La ricerca e la grammatica, of course.
Due delle vostre paure:
Una te l’abbiamo già detta rispondendo alla tua prima domanda. Invecchiare, soprattutto lavorativamente parlando, è sicuramente un’altra delle nostre paure.
Due canzoni che avreste voluto scrivere:
Spice Up Your Life delle Spice Girls e The Bed Song di Amanda Palmer.
Due riviste con le quali vorreste collaborare costi quel che costi:
Monocle e The Milan Review.
FC – Ogni volta che esce un nuovo numero di #foroNOBUDGET sono curioso di scoprire chi saranno gli illustratori che avete coinvolto. Quali sono i criteri con i quali scegliete chi collaborerà al numero?
FR – I criteri sono semplici: l’illustratore deve essere italiano e avvezzo al tema del no budget. In effetti, bastava dire italiano. Ah, e non ci deve mandare a cacare quando gli chiediamo di lavorare aggratis.
FC – La crisi dell’editoria, la morte del libro, la fine dei giornali, sono i refrain maggiormente in uso oramai da un po’ di anni a questa parte. Amare la stampa e tutto ciò che la riguarda, le forme, gli stili, i personaggi, i fenomeni, sembra invece non passare di moda, anzi… ecco, cosa rappresenta per voi il mondo dell’editoria, soprattutto quella cartacea? Perché nonostante tutto continuate a tenervi attaccati ad essa?
FR – Non crediamo che la carta stampata sia morta, anzi. Il problema, secondo noi, è che certe realtà stentano a capire quanto l’online possa giovare all’offline, e viceversa. Il nostro sogno è un’editoria che sappia gestire bene sia i propri contenuti stampati che quelli sul web: abbiamo a disposizione degli strumenti potentissimi, perché non farli comunicare?
FC – Per finire la domanda classica di tutte le interviste delle Edizioni del Frisco. Ditemi qual è il vostro proverbio, o motto o modo di dire ai quali siete affezionati o che vi rappresenta meglio e spiegate il perché della vostra scelta.
FR – Il nostro motto di solito è “Sguardo al cielo e piedi per terra”. Per l’occasione però vogliamo rielaborare le parole di Walt Disney, e ti diciamo: “Se puoi sognarlo, noi possiamo farlo”.
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Una precisazione necessaria: il team fisso che lavora su #foroNOBUDGET è composto da FORO Studio tutto (quindi – in ordine alfabetico – Claudia Oldani, Alessandro Pennesi, Giuseppe Ponzo, Salvatore Ponzo e Fabio Romenici) e dalla mitica editor Federica Riccardi, una dei tanti collaboratori esterni (ma non per questo meno preziosi) dello studio.
In sostanza abbiamo risposto alle tue domande a dodici mani.
Grazie a Alessandro Pennesi, Giuseppe Ponzo, Fabio Romenici, Claudia Oldani, Salvatore Ponzo per aver risposto.