19 Aprile 2018

Un libro ripercorre la storia del nudo nella grafica con 5 esempi particolari

Il corpo umano è una contraddizione, partiamo da questo assunto.
Esso racchiude infatti una moltitudine di elementi e caratteristiche. E’ allo stesso tempo affascinante, grottesco, familiare e inaspettato.
Sebbene gli artisti abbiano usato il corpo umano per la propria arte da per migliaia di anni, il mondo della grafica riesce ancora oggi a scandalizzare e ha provocare con il corpo alcune reazioni inaspettate.
Immagino questo sia stato uno dei punti di partenza per la realizzazione del volume “Head to Toe: Nudity in Graphic Design” di Mirko Ilić e Steven Heller tracciano la storia dei designer che utilizzano il corpo nudo come dispositivo grafico. Il libro documenta centinaia di esempi, dall’ovvio al provocatorio esplorando come la percezione pubblica del corpo nudo si sia evoluta da audace provocazione a efficacissimo strumento di marketing. Heller e Ilić indicano anche cinque usi significativi del corpo nudo nella recente storia della grafica spiegando come è cambiato il modo in cui pensiamo alla nudità e, per estensione, a noi stessi.
1 – Rolling Stone Cover, 1968

 Playboy è stata la prima delle riviste di massa a sfruttare la nudità come componente chiave del suo stile editoriale. In precedenza, c’erano riviste di nudisti e di salute da un lato e dall’altro c’erano riviste molto più istituzionali come Esquire . Il primo numero di Playboy nel 1953 mostrava una foto stile pinup di Marilyn Monroe nuda. Da qui in poi, iniziò a difondersi il verbo della nudità.
Nel 1968, Rolling Stone portò in copertina Yoko Ono e John Lennon nudi visti da ditero (la famosa immagine frontale era nell’album Two Virgins). Questa nudità non era nuova per la stampa underground degli anni Sessanta, ma era la prima volta che delle vere celebrità apparivano nudi sulla copertina di una pubblicazione nazionale. Fu uno shock, sia la rivista che l’album. Ma quella era un’era di shock e, una volta passata la sorpresa, divenne parte del flusso culturale del periodo.

2 – Taccuino di un vecchio sporcaccione di Pierre Mendell, 1969 
Nella metà del secolo, le natiche erano più accettabili di altre parti del corpo. Forse perché erano considerate parti più adatte alla scultura….
Questa copertina di Mendell usa il sedere in modo assai brillante inserendolo nella spina dorsale del libro di Charles Bukowski diventando un paradigma per altre innumerevoli composizioni di design provocatorio.
3 – Jak wam sie podoba di Fraciszek Starowieyski, 1976 
L’Europa, in generale, era meno severa nei confronti della nudità rispetto agli USA ed all’Unione Sovietica. Forse era la tradizione delle arti a permettere questa apertura mentale o forse non l’Europa stessa non avvertiva questo come una minaccia al potere. L’oscenità del lavoro di Franciszek Starowieyski insomma non era considerato un peccato terribile. La sessualità era più o meno accettata come parte della vita. Questa immagine perciò non ha provocato in Europa una risposta antigovernativa censoria perché essenzialmente era apolitica e quindi innocua.
4 – “Troilus en Cressida” di Anthon Beeke, 1980
Beeke è stato un grande designer olandese assai influente per quanto riguarda soprattutto il settore dei manifesti teatrali. Quando questo poster fu mostrato in Olanda non si alzò nessun grido di protesta o scandalo, ma quando lo stesso venne esposto in una retrospettiva a New York, tutta l’indignazione possibile si levò a causa della apparente misoginia mostrata nell’immagine.
Fu attaccato e difeso a seconda delle idee dei vari critici del periodo, ma alla fine venne rimosso dalla mostra. L’argomento a favore di chi difendeva il lavoro di Beeke era che rappresentava il gioco in modo simbolico.L’argomento dei contrari era lumiliazione a cui era sottoposta la figura della donna.

5 – “DoesIt Make Sense” di April Greiman, 1986
Dire che questo pezzo creato per il magazine Design Quarterly n.133 è stato uno shock è un eufemismo. Non era la prima volta che un designer si dipingeva in un’opera, ma era un nudo nel 1986 quando la nudità era ritornata ad essere un tabù soprattutto se mostrata con questa spavalderia e con la chiara indicazione del soggetto ritratto.
Quello di April Greiman è stato anche un lavoro pionieristico di arte digitale e  design. Lei stessa nello spiegare il proprio corpo ritratto nel suo lavoro ha notato come non solo ha riempito l’immagine di vari detriti visivi, ma ha riorganizzato le parti del suo corpo per una ricerca di equilibrio grafico.

Dettagli sull'autore

Autore Archivio

Informazioni sull'articolo

ARTE e GRAFICA

, , ,

© 2024 Edizioni del Frisco

Tema di Anders Norén — Su ↑