INTRO
Dopo averla inseguita per un po’, finalmente sono riuscito a intercettare Dana Wyse, artista tanto stravagante quanto affascinante, che ha legato gran parte del suo successo ad un solo progetto che però porta avanti con ostinata tenacia, curiosa analisi sociale e provocatoria visione commerciale da qualche decennio.
È stata gentilissima ad accettare le mie richieste e soprattutto a conversare con me sulla sua visione del mondo e dell’arte che si dimostra, proprio come mi aspettavo, unica e tutta da scoprire.
BIO
Dana Wyse è una scrittrice e artista contemporanea canadese.
Ha conseguito il BFA presso l’Università della British Columbia nel 1991.
I suoi esordi la vedono interessata al mondo della fotografia, in particolare al racconto dei paesaggi e alla storia locale del suo territorio. Tuttavia, nel 1996 ha iniziato a lavorare al progetto Jesus Had A Sister Productions™, un ibrido tra performance art e business. Con Jesus Had A Sister Productions™ Dana ha creato più di trecento oggetti diversi, tutti firmati dall’artista stessa: da gomme da masticare e salvadanai prodotti in serie, a giocattoli in edizione limitata e farmaci che “alterano la vita”. Molti di questi prodotti sono in vendita nelle librerie dei musei dove ha esposto negli anni.
Conosciuta in Francia dal 1996 come Doctor Pilule, è membro del team di ricerca Art & Flux presso l’Università della Sorbona di Parigi e le sue opere sono state esposte in gallerie, musei e pubblicazioni in tutto il mondo come la Artcore Gallery di Toronto. (2001), la Third Avenue Gallery di Vancouver (2001), la Galerie Anton Weller di Parigi (2001), la Torch Gallery di Amsterdam (2002), la New Art Barcelona (2002). il Giardino Botanico Pha Tad Ke a Luang Prabang (2019), la Fundacion Gilberto Alzate Avendano a Bogotà (2019), il Museo Pompidou a Parigi (2019), il White SpaceWhite Box a Neuchâtel (2020), l’Hôpital Marmottan a Parigi (2021) ecc.
Attualmente vive e lavora tra Gibsons, Canada e Parigi, Francia.
CONTACTS
https://danawyse.com
Ciao Dana, intanto grazie mille per aver accettato questa chiacchierata con me.
Ciao Francesco, grazie a te per avermi invitato!
Con la tua azienda farmaceutica fittizia proponi, solo per citare alcuni esempi, prodotti commerciali che promettono alle donne di essere mamme perfette, di garantire l’eterosessualità del tuo bambino, di convincere immediatamente le persone a parlare francese, di raccogliere e aiutare a far fronte al disagio principalmente attraverso pillole , ma anche spray, occasionalmente giocattoli per bambini e altri media. Si tratta – se così possiamo definirli – di medicinali utopici ad effetto immediato e quello del tempo è infatti il primo elemento che vorrei analizzare insieme a te.
Walter Benjamin – per definire il suo concetto di medium – scriveva che: «Nel corso di lunghi periodi storici, insieme ai modi complessivi di esistenza delle comunità umane, cambiano anche i modi ed i generi della loro percezione» (1). Cioè, il modo in cui è organizzata la percezione umana – il mezzo in cui si realizza – è condizionato non solo in senso naturale, ma anche e soprattutto storico.
Il tuo lavoro di Jesus Had A Sister Productions™ non è immaginabile se non all’interno del nostro contesto storico, lo rappresenta come fa una didascalia con un dipinto, delineando i desideri e le paure più intimi, tipici del nostro periodo storico.
Detto questo, però, seppur in un contesto storico in perenne e accelerato cambiamento, i prodotti di Jesus Had A Sister Productions™ sono ancora oggi perfettamente contemporanei anche se hai iniziato la produzione oramai quasi venticinque anni fa. Il tempo, e con esso gli aspetti dell’anima umana che indaghi, sembrerebbero dunque essersi fermati in un cortocircuito dal quale non sembriamo in grado di sottrarci. A differenza di una società in continua trasformazione – alcuni usano il termine accelerazione – ci troviamo ancora bloccati nelle stesse paure e desideri degli anni Novanta. Cosa ne pensi?
Non sono sicuro che la società sia in continua trasformazione. C’è una sorta di arroganza in quella dichiarazione; nel senso che il motivo per cui l’umanità – e le società che essa crea in forme precarie – dovrebbero essere diverse da quelle degli uccelli o degli orsi o delle farfalle e delle trote le cui società non sono cambiate davvero da quando si sono evoluti da amebe appiccicose. Mangiamo, giochiamo, migriamo, impariamo, scegliamo il caldo quando fa freddo, includiamo gli altri, li escludiamo, perdiamo il pelo e la pelle, ci accoppiamo, facciamo nidi, uccidiamo, rubiamo. Il nostro DNA trasporta la memoria genetica storica, quindi anche se le società umane si spostano sempre di più in forme virtuali e le informazioni viaggiano sempre più velocemente, le nostre paure e i nostri desideri primari sono ancora gli stessi dei nostri antenati, che si tratti di un antenato lupo o di un antenato Homo.
Un aspetto centrale di Jesus Had A Sister Productions™ è quello della distribuzione. Quello che proponi è in effetti un modello di distribuzione commerciale che ricalca a tutti gli effetti quelli tipici del business di una classica industria farmaceutica. Nel tuo caso, però, questo passaggio del processo viene rivisitato con un approccio che mi ha fatto pensare alla tecnica situazionista del Détournement con cui ci si appropria di un elemento (il prodotto farmaceutico), lo si estrae dal proprio contesto comunicativo (contesto sanitario) , per inserirlo in un altro contesto, per certi versi opposto, nel tuo caso, quello delle librerie dei musei, svuotandolo così della sua funzione originaria (migliorare la salute fisica e psichica delle persone) o almeno mostrandolo da un punto di vista che destabilizza e lascia attoniti. Credi che ci sia ancora una certa rilevanza delle teorie del Situazionismo nella produzione artistica contemporanea?
Amico mio, io non so nemmeno cosa sia il Situazionismo! Sono stata rifiutata da tutte le scuole d’arte a cui ho inviato la domanda, quindi Storia dell’arte non è la mia categoria Jeopardy™ preferita, ma posso sicuramente aggiungere qualcosa a quello che hai scritto. Una lettura possibile delle mie pillole è ovviamente, quello del modello farmaceutico sovvertito, ma Jesus Had A Sister Productions™ vende anche trucchi magici e oggetti in miniatura, dispositivi per spiare e controllare e cibo spaziale. Questi oggetti sono tratti dalla meraviglia della mia infanzia degli anni Sessanta, quando i fumetti pubblicizzavano X-Ray Specs™ per vedere attraverso l’abbigliamento femminile e addirittura, se sei disposto a spendere un quarto di dollaro, potresti comprarti un fantasma!
Il fatto che ormai da decenni si continui a fare riferimento a certe teorie oramai lontane nel tempo, non dimostra ancora una volta che c’è una grande difficoltà in tutti i campi a fare un passo avanti? Perché secondo te?
Perché? Quella parola significa che pensi che io sia d’accordo con te, Francesco. <3
Un passo avanti non è necessariamente quello di cui abbiamo bisogno in questo momento. Tengo una fotografia dell’artista francese Sophie Calle vicino alla scrivania del mio studio d’arte. Mostra un’autostrada che scompare in acque torbide. Questa immagine mi fa sperare che la natura reclamerà delle risposte al pasticcio che abbiamo combinato noi tutti, che i laghi si alzeranno fin sopra i centri commerciali e le foreste trasformeranno le città americane nel silenzioso Angkor Wats (2).
Walter Benjamin usa il concetto di Innervazione per descrivere la modalità di incorporazione con cui il mezzo tecnico e il corpo umano cessano di essere contrapposti come l’artificiale e il naturale, integrandosi a vicenda. Ho letto nella tua intervista che ti è capitato di chiederti se le pillole ti appartengano o se tu appartieni alle pillole. In questo interessante dubbio esistenziale ho ritrovato una certa concezione di benessere.
L’intero progetto Jesus Had A Sister Productions™ è concepito e realizzato infatti concentrandosi proprio su una certa idea di benessere del corpo umano sia dal punto di vista fisico che psicologico. Un corpo fatto di debolezze e paure latenti, desideri inespressi e bisogni imposti. Mark Fisher ha dedicato ampio spazio all’analisi di alcuni disturbi tipici dei nostri tempi, sostenendo che: “malgrado l’ampio corpus di studi che mostrano i legami tra felicità individuale, partecipazione politica e ampi legami sociali, è raro che si consideri la risposta del pubblico alla sofferenza privata come prima soluzione» (3).
Bene, direi che questo Mark Fisher non ha trascorso molto tempo in un 12-Step programm! (4) In NA o AA, il malato è incoraggiato ad appoggiarsi alla mandria, al gruppo per rafforzarsi. È un po’ come saltare ubriaco dal palco a un concerto punk. Ti butti solo riesci a fidarti della folla che pensi di catturerà.
Da qui si passa a quello che sempre chiama Volontarismo Magico, ovvero la “credenza che grazie al supporto specialistico fornito dal terapeuta o dal consulente psicologico, puoi cambiare il mondo di cui sei in definitiva responsabile, in modo che smetta di farti soffrire” (5).
Il malessere contemporaneo, sempre più visibile ovunque ed evidente nelle cure a cui si riferiscono i tuoi farmaci, è un fattore che deriva dall’azienda che dovrebbe quindi assumerlo direttamente – come ad esempio si verificano gli infortuni sul lavoro – oppure consideri questa visione una via di fuga dalle responsabilità individuali di ciascuno di noi?
Penso che abbiamo superato il punto di discutere della responsabilità individuale in questo mondo in cui il capitalismo dilaga. Puoi spendere 50.000 dollari al mese con specialisti per imparare a perdonare i tuoi genitori, o costruirti il corpo perfetto, pregare meglio, fare perfetti cupcakes, coltivare rape, crescere bambini che lavano i piatti, ma la verità è che Internet e lo smartphone hanno trasformato tutti noi in drogati ridotti in una sorta di schiavitù digitale. Abbiamo tutti bisogno di aiuto, soprattutto il tuo terapeuta.
Inoltre, se, come sostiene Fisher, la privatizzazione della sofferenza è parte di un processo che ha distrutto il concetto di solidarietà e collettività pubblica, saremo davvero sempre più inclini a non avere una fratellanza comunitaria ma ad un auto-aiuto individuale senza futuro?
Francesco, quando guardo un film blockbuster catastrofico io tifo sempre per l’asteroide. Come mai? Perché ripristinerà Earth™. I sopravvissuti dovranno unirsi, fare comunità. Se qualcuno ha ancora un iPhone™ funzionante, le parti non commestibili verranno utilizzate per realizzare ami da pesca e raschietti per pelli di animali. Se qualcuno inizia a instagrammare la propria sopravvivenza, fanculo a lui e ai suoi follower, viene mangiato per primo. L’intera idea di auto-aiuto è una sbornia della rivoluzione industriale quando improvvisamente tutta una nuova fascia di popolazione si è ritrovata a dover gestire troppo tempo libero e dunque a pensare.
Guardando i tuoi prodotti è successo qualcosa che solo in seguito mi ha fatto riflettere su un aspetto che all’inizio non avevo notato. Il progetto Jesus Had A Sister Productions™ ha un’estetica e un packaging evidentemente retrò, tutti gli oggetti sono infatti confezionati in sacchetti di plastica con una parte in cartone con grafiche che rimandano alle immagini pubblicitarie degli anni Sessanta e Settanta in cui sono descritti lo scopo e gli obiettivi del prodotto.
Ho letto che hai scelto questo stile perché esprime un’innocenza tipica della prima fase del consumismo in cui le donne avevano i capelli laccati, gli uomini indossavano abiti eleganti e maglioni in pura lana. Tutti sempre molto politically correct, sempre attenti a non mostrarsi più del necessario. Dopo sessant’anni, il corpo è diventato definitivamente uno spettacolo da modificare e adattare a ciò che il pubblico vuole e questo a tutti i livelli, dalla star dei Social Network, fino all’ultimo dei ragazzi che aggiusta l’immagine di sé per l’uso e il consumo dell’universo digitale. Più che essere una tendenza, questa è ormai una realtà consolidata, crea una scissione nella personalità tra il reale e il virtuale, tra la persona e il suo avatar, tra essere umano e utente, tra fantasie libere e realtà mai soddisfacenti. Le conseguenze sono una sempre maggiore difficoltà a vivere relazioni umane non mediate dallo schermo e soprattutto una svalutazione della sessualità ormai disponibile in ogni momento e in ogni forma. Il paradiso della libertà sfrenata dei corpi per vivere finalmente e totalmente ogni aspetto della sessualità o l’inferno della mercificazione e banalizzazione dei rapporti umani e delle loro dinamiche di attrazione e istinto?
Sicuramente, l’inferno.
La tua arte sembra essere una forma di strategia di resistenza contro una certa deriva della società del capitale. Questa idea mi è stata confermata leggendo un’intervista in cui sostieni che le pillole sono un lavoro su di te come essere umano; sulla tua reazione “all’essere vivi su questa terra, questo pianeta minerale che in qualche modo fluttua nel cielo”.
L’indagine che porti avanti da decenni con Jesus Had A Sister Productions™ è quindi prima di tutto un’introspezione, un’analisi dei tuoi lati oscuri e nascosti che poi lanci all’esterno, una sorta di esposizione intima del tuo corpo visto nei suoi aspetti più nascosti e privati.
In che modo questo lungo lavoro su te stessa ti ha cambiato e cosa ha portato positivo e negativo a ciò che è Dana Wyse oggi?
Immagina di essere pagato per meditare su te stesso e sulla vita per 25 anni. Contemplare l’assoluta assurdità del Sé e della Vita, e anche l’incredulità della nostra esistenza. Ogni volta che sono depressa, vado in biblioteca e tiro fuori un libro sui pesci. Puoi scegliere qualsiasi pagina ed è tutto improbabile. Non c’è modo. Che cosa esiste davvero?! Il fottuto pesce rana peloso! Sto cercando di rispondere alla tua domanda, Francesco, ma il lavoro della mia vita mi ha lasciato in un costante stato di sfarfallio. Se mi stai chiedendo cosa ho fatto con tutti i soldi che ho guadagnato, sono andato a una scuola di pilotaggio e ho comprato una Jaguar.
Anche se è evidente una certa influenza sul tuo lavoro della Pop Art, soprattutto quella di Andy Warhol, e la sua (ri)appropriazione artistica del quotidiano, credo che i legami possano essere ulteriormente estesi. Tutto il progetto di Jesus Had A Sister Productions™ si basa infatti, da un lato, sul concetto di contraffazione, attraverso il patto che si stipula con l’acquirente e che rimanda ad alcune pratiche dell’avanguardia artistica del Novecento come il Dada e il Surrealismo. Su quella del gioco e della simulazione, invece, e anche in questo caso, vengono in mente movimenti come Situazionismo e Fluxus. Che importanza hanno i concetti di fake e quello di gioco nel mondo dell’arte e perché sono così centrali nel tuo modo di intendere l’arte?
Il Fake e il gioco sono l’essenza del mondo dell’arte. Chiunque sia nel gioco sta partecipando ad una finzione perché l’intero costrutto è un gioco di conchiglie, un gioco di prestigio intelligente, supportato e implicitamente concordato dai suoi partecipanti: artisti e teorici dell’arte e curatori e finanziatori e collezionisti, fino alle istituzioni che li riparano, conservano e espongono. Detto questo, come spettatore e amante dell’arte, a volte cado all’indietro. Queste sorprese! Questi colpi di genio! Un dipinto qui, un’installazione là, così significative e importanti che non riesco a capire nemmeno il loro peso. O forse non lo vorrei mai capire!
Attraverso i prodotti di Jesus Had A Sister Productions™ hai detto in varie occasioni che racconti la tua vita inserendo aspetti specifici della tua vita qui e ora con un linguaggio non sempre chiaro e immediato. In effetti, riporti spesso informazioni nei tuoi prodotti come il nome di tua suocera, il tuo indirizzo, il numero della camera d’albergo in cui hai avuto una relazione e molto altro. In un certo senso, il tuo è uno sforzo per raccontare una realtà che si forma attraverso la tua esistenza, per tracciare qual è la tua verità.
Il concetto di verità è uno dei più discussi negli ultimi anni, declinato in fake news, deep fake, post verità e tanti altri fenomeni riguardanti la circolazione delle informazioni e quindi le modalità con cui ognuno di noi può crearsi la propria idea di mondo, la propria verità a cui aggrapparsi.
Come vivi questo periodo in cui tutto sembra essere in bilico tra vero e falso? In cui sempre più spesso si cede alla tentazione di chiudersi nel proprio rifugio e vivere di conferme e rassicurazioni create ad hoc dagli strumenti digitali? Come definiresti il concetto di verità nel 2022?
Sono fortunata perché sono nata eremita. Pesavo quasi quattro chili quando sono arrivata in questo mondo e mia madre dice che la maggior parte di quella che ero era una lunga barba bianca. Non mi sono mai fidata quindi di ciò che i libri di storia mi hanno detto, quindi mi sono adattata perfettamente a questo mondo di fatti rappresentati dalle dinamiche digitali. Il motto aziendale di Jesus Had A Sister Productions™ è “Aiutarti a creare la tua realtà… dal 1786”. Quindi, credo che ci sia un enorme potere nella finzione, ma alla fine, se voglio sapere com’è il tempo metto comunque la mano fuori dalla finestra.
La tua arte porta con sé un messaggio politico forte e chiaro e questo lo inserisce in una lunga tradizione almeno a partire dal Novecento, in cui l’artista è il primo elemento di quella che deve essere la rivoluzione esistenziale del futuro. In un contesto come quello attuale, in cui la politica dei politici appare ormai lontana, in alcuni casi addirittura impotente, in cui finanza e capitale spostano ogni sorta di equilibrio lasciandoci in una sorta di distaccato pessimismo, cosa ne pensi del rapporto tra la politica? e l’arte?
Io non penso niente in proposito.
Che ruolo ha, se ne ha uno, la creatività nello spostare gli equilibri del nostro vivere quotidiano?
Ricordo sempre a me stessa quando tocco qualcosa che non sia un gatto o un campo di papaveri o un ramo di un albero che io e il mio amico Thomas stiamo ripulendo con la motosega per un vicino, che un estraneo l’ha fatto, si è inventato l’idea. Ogni marciapiede che calpesti, ogni vetrina della Nike™ in cui ti guardi mentre cammini, le confezioni regalo di Natale, le forchette, la chirurgia plastica, la matematica, la musica, i lucchetti per biciclette, le maniglie delle portiere dell’auto, le tasse, il succo d’arancia e le parrucche! Tutto questo esiste perché la creatività umana lo ha inventato. La città, il villaggio o la casa in cui vivi è una selvaggia cattedrale dell’ingegno. Ogni singolo aspetto è stato immaginato dall’uomo! Quindi, per rispondere alla tua domanda, per cambiare gli equilibri della propria vita quotidiana, direi, per favore, continua a collezionare quei cappelli da baseball che decorano la tua casa e fanno incazzare tua moglie. Prepara ricette per gli amici. Disegna una macchia in più sul tuo cane dalmata, cambia sesso, guida con le luci spente quando la luna piena splende su una strada vuota. Scrivi, dipingi, costruisci, inventa merda per sopravvivere. La creatività è la panacea.
La tua è una carriera fortemente legata ad un unico progetto. Se ci allontaniamo dal presente assumendo una prospettiva più storica del tuo lavoro, Jesus Had A Sister Productions™ appare come una sorta di archivio, se pensiamo a ciò che ha scritto Aby Warburg e al suo concetto di Atlas in cui non è tanto l’estetica di un determinato periodo storico, tanto meno il rapporto visivo tra l’essere umano e l’immagine, quello che emerge invece è la continua interrogazione e catalogazione degli infiniti lati oscuri (e non) del nostro universo interiore. La domanda con cui concludiamo la nostra conversazione è questa: L’obiettivo finale del tuo lavoro è una mappatura dei bisogni e dei desideri dell’umanità?
Sì. E anche del genere femminile.
Ho dimenticato di far notare ai nostri lettori che tutti i prodotti Jesus Had A Sister Productions™ non devono essere consumati. In questi tempi di irrazionalità fuori controllo, credo sia necessario fare questa saggia precisazione.
05.01.2022
(1). W. Benjamin, Aura e Choc, saggi sulla teoria dei media, Einaudi, Milano, 2012, pg.21.
(2). Angkor Wats è un tempio khmer all’interno del sito archeologico di Angkor, in Cambogia, risalente al Dodicesimo Secolo.
(3). M. Fisher, Il nostro desiderio è senza nome. Scritti politici. k-punk/1: Vol. 1, minimum fax, Roma, 2018, pg. 88.
(4). Il 12-Step Programm è un insieme di principi guida che delinea un corso di azione per il recupero da dipendenza, compulsione o altri problemi comportamentali.
(5). M. Fisher, Op. Cit. pg.89.