Confesso di aver iniziato, oramai quasi venti anni fa, ad interessarmi alla controcultura prima e all’editoria indipendente poi per gli aspetti forse più superficiali del fenomeno ma, dopotutto, si parla di un ragazzo di vent’anni e quindi ritengo che questo limite ci potesse pure stare. È però nel lento scorrere del tempo che il seme si è sedimentato e fatto pianta solida e duratura. Attraverso studi e ricerche mi ha portato a conoscerne gli aspetti più nascosti, meno immediati e soprattutto, ad apprezzarne l’importanza che da sempre mi piace definire di carattere sociale.
Fanzine, riviste, siti, fogli sparsi, adesivi sui pali della luce, poster e tutto quanto si può ricondurre a forme editoriali caratterizzate dalla più sfrontata libertà di espressione, sono infatti l’eco del sentimento delle persone che soffrono, si appassionano e più in generale vivono il loro tempo e danno risposta al proprio istintuale desiderio di raccontare e raccontarsi.
Il mio di tempo è però oggi scandito da reportage di guerra, immagini strazianti, continui aggiornamenti e resoconti di terribili atrocità. Dall’angoscia di vedere e sentire.
Proprio all’interno di questo tempo problematico in cui continua a risuonarmi in testa l’invito di Mattia Bagnoli, giornalista e inviato dell’ANSA, a “corteggiare la complessità”, ritorna più viva che mai a farsi evidente l’importanza sociale dell’editoria libera.
Proprio per questo, nel minuscolo dello spazio delle Edizioni del Frisco, ritengo utile ricostruire la storia di una delle realtà indipendenti del panorama editoriale dei giorni nostri, la Novaya Gazeta.

 


Innanzi tutto
Novaya Gazeta – ovvero Nuovo Giornaleè un quotidiano russo, pubblicato a Mosca e diffuso anche in alcuni stati europei, in tre uscite settimanali: lunedì, mercoledì e venerdì più una newsletter online settimanale Russia, Explained contenente articoli e approfondimenti in lingua inglese.
Ma qual’è la storia di questo giornale?
Il progetto iniziale di Novaya Gazeta nasce dall’iniziativa di un ristretto gruppo di ex giornalisti della Komsomolskaya Pravda, rivista nata in seno all’ala giovanile del Partito Comunista dell’Unione Sovietica da cui ben presto si stacca per divergenze editoriali ma soprattutto politiche che portano il Partito Comunista a vari tentativi di censura, che fondano nel 1993 il giornale
Ezhednevnaya Novaya Gazeta – ovvero La Nuova Gazzetta Quotidiana.
Grazie anche al supporto economico di Mikhail Gorbachev, insignito nel 1990 del Premio Nobel per la Pace, il progetto cambia nome, si dota di nuovi strumenti più moderni come i primi Personal Computer, apre i suoi orizzonti culturali anche al mondo occidentale e cambia nome divenendo Novaya Gazeta. Siamo nel 1993 e la Russia, Boris El’cin è presidente della Russia da due anni e mancano ancora sei anni alla salita al potere di Vladimir Putin, allora giovane direttore dell’FSB, agenzia che aveva sostituito il KGB.

Mikhail Gorbachev, Boris El’cin e Vladimir Putin


Per tutto il periodo degli anni Novanta, la Russia è in ginocchio dal punto di vista economico e gli approfondimenti di Novaya Gazeta si rivolgono soprattutto sulla diffusa corruzione del sistema politico dello Stato. Ne è un esempio l’articolo di Oleg Lurie apparso i
l 26 novembre 2001,  in cui si afferma che la direzione dell’International Industrial Bank, guidata da Sergey Pugachyov, è coinvolta nel riciclaggio di denaro sporco proveniente dalla Banca di New York. La banca di Pugachyov – una delle poche realtà economicamente rimaste solide in Russia – fa causa al giornale per diffamazione, perché sostiene che a causa della pubblicazione, alcuni dei suoi clienti avrebbero chiuso i loro conti facendo così perdere denaro alla banca stessa. Il 28 febbraio 2002, la banca esce vincitrice dalla battaglia legale presso il tribunale municipale di Basmanny di Mosca e riceve 15 milioni di rubli – circa 500.000 euro –  a risarcimento delle mancate entrate. Si tratta di una somma senza precedenti per una causa del genere che rischia di interrompere per sempre l’attività di Novaya Gazeta, tanto più che il 22 febbraio, sempre Novaya Gazeta viene condannata dallo stesso tribunale di Basmanny a pagare circa 1 milione di euro per un’accusa di corruzione di un giudice.
È da notare che in un articolo del 27 maggio 2002, Yulia Latynina, giornalista e scrittrice della Novaya Gazeta, ha rivelato che i tre clienti della banca citati nella causa per aver chiuso conti correnti miliardari erano ex componenti del consiglio di amministrazione della banca stessa chiedendo quindi di riaprire il caso o, per lo meno, l’apertura di un’indagine penale per frode sulle attività della banca. Niente di tutto ciò avviene, ma è indicativo il fatto che nel giugno 2002 la Banca Industriale Internazionale rinuncia al suo diritto al risarcimento chiudendo per sempre il processo.
Uno dei componenti della redazione, Igor Domnikov, molto conosciuti dai lettori Novaya Gazeta per i suoi taglienti reportage su svariati personaggi vicini a Putin, il 12 maggio 2000 viene aggredito proprio dinanzi alla porta di casa del suo appartamento di Mosca. Colpito alla testa presumibilmente con un martello da un aggressore sconosciuto, viene ritrovato da un vicino qualche ora dopo mentre giace privo di sensi in una pozza di sangue. Trasportato in ospedale con lesioni al cranio e al cervello, subisce un intervento chirurgico rimanendo in coma fino alla morte avvenuta il 16 luglio 2000. Cinque membri di una banda di ladri locali vengono arrestati nell’agosto 2007 con l’accusa di omicidio e condannati a pene detentive che vanno da 18 anni all’ergastolo per l’omicidio.

 

Igor Domnikov (1959 – 2000)

 

Viktor Popkov, altro storico collaboratore di Novaya Gazeta, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in Cecenia nel 2001.
Siamo oramai oltre quelle che si potrebbe definire intimidazioni ma fin da questi primi avvenimenti si potrebbe già delineare quella che sarà la storia del giornale anche se il 13 aprile 2009 il presidente Dmitri Medvedev, il cui mandato è l’unica pausa nel ventennale governo di Putin, concede la prima intervista su un organo della carta stampate in cui discute di questioni come la società civile e il contratto sociale, la trasparenza dei funzionari pubblici e lo sviluppo di Internet. Dopo questo storico avvenimento, con Putin oramai saldamente a capo di ogni settore del potere pubblico, comincia una lenta ma inesorabile aggressione all’indipendenza di Novaya Gazeta e più in generale a tutti gli organi di stampa indipendente.
È proprio questo accanimento la migliore” testimonianza del ruolo sociale che svolge la stampa libera, un ruolo che troppo spesso – apparirà una banalità ma così è – ci appare scontato, gratuito, quasi dovuto.
Yury Shchekochikhin, giornalista e deputato alla Duma, già collaboratore di Novaya Gazeta come giornalista investigativo, viene nominato vicedirettore capo, carica che ricopre fino alla misteriosa morte avvenuta a causa di una sconosciuta allergia il 3 luglio 2003.

 

Yury Shchekochikhin (1950 – 2003)

 

La giornalista Anna Politkovskaya, da sempre critica con le violenze messe in atto dalla Russia in Cecenia, ha scritto per Novaya Gazeta fino al suo assassinio avvenuto il 7 ottobre 2006. Politkovskaya, in un saggio che la redazione ha ricevuto scrive:

“Vedo ogni giorno persone che vengono nella nostra redazione perché non hanno nessun altro posto dove denunciare crimini, assassinii e violenze, perché il Cremlino non reputa vere le loro storie, così che l’unico posto in cui possono essere rese pubbliche è nel nostro giornale, Novaya Gazeta“.

Dopo essere stata detenuta dagli ufficiali militari nel villaggio di montagna meridionale di Khattuniaver, dopo aver denunciato ripetutamente le torture e i crimini perpetrati da Putin sui civili in Cecenia, nel settembre 2004 mentre stava andando ad aiutare a negoziare con coloro che avevano preso più di mille ostaggi in una scuola a Beslan, la Politkovskaya dopo aver bevuto il tè che le era stato dato da un assistente di volo dell’Aeroflot, si ammala gravemente e perde conoscenza. Solo successivamente e grazie alle indagini indipendenti del giornale, risulta essere stata vittima di avvelenamento.
Anna Politkovskaya è stata trovata morta nell’ascensore del suo condominio nel centro di Mosca il 7 ottobre 2006. Alcuni sicari le avevano sparato due volte al petto, una alla spalla e una alla testa.

 

Anna Politkovskaya (1958 – 2006)

 

Si tratta oramai di una guerra impossibile da dichiarare per Putin e i suoi sodali, ma chiaramente messa in pratica senza alcun timore, in totale impunità verso la stampa libera che tenta in ogni modo di resistere e mantenere vivo quello che ho già definito il carattere sociale dell’editoria indipendente.
La violenza quindi, invece di arrestarsi, si alimenta e il 19 gennaio 2009, il giornalista e avvocato per i diritti umani Stanislav Markelov viene ucciso a colpi di arma da fuoco a Mosca mentre lascia una conferenza stampa in cui aveva appena finito di invocare il divieto di rilascio anticipato di Yuri Budanov, ex ufficiale militare russo condannato per rapimento e omicidio aggravato di un giovane ceceno donna. Anastasia Baburova, giornalista freelance che collabora saltuariamente con Novaya Gazeta è con Markelov in quel momento e anche lei viene uccisa.

 

Stanislav Markelov (1974 – 2009)

 

Anastasia Baburova (1983 – 2009)

 

Natalya Estemirova, ricercatrice per i diritti umani e avvocato che vive nella Repubblica cecena che insieme alla Politkovskaya e  Markelov sta indagando sui crimini in Cecenia viene a sua volta rapita il 22 luglio 2009 nella capitale cecena di Grozny e due ore dopo uccisa nella vicina Repubblica dell’Inguscezia.

 

Natalya Estemirova (1958 – 2009)

 

Questa incredibile sequela di omicidi e violenze perpetrate impunemente dal governo russo passa sotto un generale silenzio in gran parte dei paesi occidentali salvo poche eccezioni come la pubblicazione in Italia, da parte della casa editrice Adelphi del libro Diario russo 2003-2005 e della insistente quanto solitaria denuncia di figure quali Roberto Saviano, PIF e pochi altri.
Il 26 gennaio 2010, il sito web del giornale è oggetto di un attacco mai del tutto chiarito ed è stato effettivamente messo offline. Il 1° febbraio 2010 il sito risulta ancora inaccessibile.
Il 7 aprile 2011, il sito web è stato nuovamente preso di mira con la stessa tecnica ma questa volta lo stesso destino tocca anche a molti altri blog critici nei confronti del ristretto circolo di quelli che cominciano ad essere definiti oligarchi russi.
All’inizio del 2016 il giornale pubblica un articolo in cui si cita per la prima volta l’esistenza di un fantomatico gioco dal nome “Blue Whale” (balenottera azzurra), con cui molti giovani russi vengono spinti attraverso sfide sempre più pericolose e auto punitive al suicidio.
Dopo che Novaya Gazeta pubblicato un’indagine del giornalista Denis Korotkov su Yevgeny Prigozhin, uomo d’affari russo vicino al presidente Putin, nell’ottobre 2018 il giornalista autore dell’inchiesta e il caporedattore di Novaya Gazeta sono oggetto di ripetute minacce fino alla consegna in redazione di una testa di ariete mozzata e di un mazzo di fiori funebri.
Novaya Gazeta però continua il proprio lavoro di editore indipendente pubblicando nel 2017 alcuni rapporti dettagliati che descrivono le violente epurazioni subite da centinaia di uomini dichiaratamente gay deportati nel silenzio generale nelle carceri in Cecenia. Successivamente si scoprirà che 3 uomini sono stati uccisi. Il governo ceceno, divenuto nel frattempo una costola della Russia, ha sempre negato l’esistenza di queste persecuzioni.
Novaya Gazeta pubblica anche il rapporto di Elena Milashina e l’elenco di 27 ceceni uccisi il 26 gennaio 2017 inviando i documenti dell’inchiesta anche al Comitato investigativo russo chiedendo inutilmente di indagare sui fatti riportati.
Al termine di questo breve riepilogo che delinea una parabola – quella appunto di Novaya Gazeta – contraddistinta più dalle uccisioni senza colpevoli che scoop, più da intimidazioni che reportage, eccoci giunti al nostro tempo, un tempo di guerra, di violenza, di invasione dello stato dell’Ucraina. Ed eccoci anche a sottolineare nuovamente la centralità del ruolo sociale di un’informazione indipendente, una voce libera di esprimersi e di puntare i propri occhi curiosi e imprevedibili su tutte le forme con cui si manifesta il potere, in particolar modo quello autoritario.
Durante i miei corsi sono solito dire che la libertà d’espressione segue la legge della fisica di Newton, azione/reazione. Più cerchi di restringere la libertà e più essa troverà il modo di sopravvivere, più restringi il cappio al collo e più grande e inaspettata sarà la risposta. A volte mi sovviene dei dubbi su questa tesi che so essere semplicistica ma utile a comprendere le dinamiche della storia dell’editoria indipendente. Dubbi profondi, laceranti e sicuramente non privi di ragioni. Ma poi passa, deve passare, e la forza con cui tutti ricerchiamo la libertà torna ad essere quella che è, un’energia mai doma, un senso profondo che giustifica le nostre esistenze, sempre, comunque, a maggior ragione nei momenti di quel buio che appare totale.
È questa forza che fa paura anche a chi ha le forze per estinguere la razza umana.
È per questo che in Russia non è possibile utilizzare la definizione di guerra a cui va “preferita” quella di “operazione militare speciale”, pena fino a 15 anni di carcere.
È per questo che dal 2 marzo 2022 il presidente Vladimir Putin ha fatto approvare (all’unanimità) una legge che modifica il Codice Penale russo per “contenere” la diffusione di “fake news” sulle operazioni dell’esercito nel conflitto ucraino.
È per questo che il Roskomnadzor, ovvero il Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa, ha bloccato i canali TV e a stampa indipendenti quali  TV Rain, Dozjd, Crimea Realties e Mediazon (dichiarati media di agenti stranieri in Russia), Ekho Moskvy, InoSMI, Svobodnaya Pressa, Leninizdat e appunto Novaya Gazeta, giornale che contava su una tiratura di 550 000 copie.

 

Mariupol, marzo 2022. @ AP/Lapresse

 

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, il direttore Dmitry Muratov – vincitore del Premio Nobel per la pace nel 2021 proprio per il suo lavoro di informazione indipendente – ha affermato che per non incorrere in sanzioni che impedirebbero di pubblicare il giornale, Novaya Gazeta ha rimosso tutti gli articoli relativi alla guerra in Ucraina concentrandosi sulle conseguenze della guerra per sensibilizzare i russi sui contraccolpi delle sanzioni economiche che la politica del presidente ha portato nella vita quotidiana dei russi.
La triste e dolorosa decisione presa da Novaya Gazeta di continuare a lavorare è giunta – modalità questa tipica delle forme più tipiche dell’editoria indipendente – solo dopo aver interpellato direttamente gli abbonati che hanno chiesto di continuare a lavorare sia pur con la scure della censura sulla testa dei giornalisti.
In un’intervista rilasciata all’emittente americana Fox News, lo stesso Martynov ha detto che nel primo numero pubblicato dopo l’entrata in vigore della stretta sulla comunicazione indipendente, il giornale pubblicato la sua migliore copertina di sempre, un’immagine che parla senza bisogno di molte parole, attraverso quattro silhouette di ballerine che danzano sulle note del Lago dei cigni stagliandosi libere su uno sfondo raffigurante un fungo atomico.
L’unico testo presente sulla copertina riporta l’emblematica frase:

Questa versione di Novaya è conforme al cambiamento del codice penale russo.

 

Novaya Gazeta, Marzo 2022