Il libro For the Voice – Dlia Golosa in russo – è un perfetto esempio di ciò che il la Gestaltpsychologie o psicologia della forma, movimento sviluppatosi a Berlino all’inizio del XX secolo in opposizione allo strutturalismo vigente, vuol significare con il suo motto più conosciuto, ovvero:
“Il tutto è più della somma delle singole parti”
Tale assunto significa che la totalità del percepito è caratterizzato non solo dalla somma dalle singole attivazioni sensoriali, ma da qualcosa di più che permette di comprendere la forma nella sua totalità.
For the Voice infatti è molto più della somma dell’ingegno di due artisti rivoluzionari del XX secolo come Vladimir Mayakovsky e El Lissitzky.
Pubblicato per la prima volta a Berlino nel 1923, questo libro di poesie è considerato uno dei migliori risultati dell’avanguardia editoriale russa, una collaborazione che rientra a pieno titolo nella tradizione del periodo in cui poeti e artisti collaborano per la creazione di libri con l’intento di cancellare la distanza fra l’oggetto libro e l’oggetto d’arte.
Il libro For the Voice costituisce quindi un significativo esempio di quella che è una fusione solo apparentemente impossibile tra il Costruttivismo e il Suprematismo, una visione che El Lissitzky ha attivamente coltivato e applicato alla maggior parte delle sue ricerche creative sia nel campo del design che nell’architettura.
Nel Suprematismo Lissitzky coglie il culto dell’oggetto, le sue forme e modalità di adattamento ai principi dell’organizzazione funzionale.
Kazimir Severinovič Malevič, pioniere dell’astrattismo geometrico e delle avanguardie russe, scrive a questo proposito:
“L’arte non si preoccupa più di servire lo Stato e la religione, non vuole più illustrare la storia dei costumi, non vuole avere più niente a che fare con l’oggetto in quanto tale, e crede che possa esistere, in sé e per sé, senza “cose”, cioè la “sorgente della vita ben collaudata nel tempo”, spiegando ulteriormente che “sotto il suprematismo comprendo il primato del puro sentimento nell’arte creativa. Per il suprematista, i fenomeni visivi del mondo oggettivo sono, di per sé, privi di significato; la cosa significativa è sentirsi, in quanto tale, del tutto separati dall’ambiente in cui viene evocato “.
L’influenza di Malevich ha permesso a El Lissitzky di lavorare in modo molto più astratto e immateriale di quanto avesse fatto in precedenza, lasciandolo libero di sperimentare le relazioni tra spazio, forma e tempo.
Sebbene le preoccupazioni artistiche di Malevich fossero principalmente basate sulla bidimensionalità, El Lissitzky, con la sua formazione di architetto, traduce presto la grammatica visiva suprematista di base – che ruotava attorno a una gamma molto limitata di elementi come il quadrato e il cerchio e a colori come il rosso, il nero e il bianco – in una nuova tridimensionalità.
Le poesie di Mayakovsky dovevano essere lette ad alta voce, solo così possono emergere i temi come la rabbia contro la borghesia, la vicinanza ideale con la lotta della gente comune e la chiamata alle armi dell’esercito delle arti per aiutare a combattere la lotta contro il vecchio ordine illiberale e sfruttatore.
El Lissitzky, accreditato come l’ideatore di For the Voice, ha creato la rappresentazione visiva, l’interpretazione tipografica delle poesie di Mayakovsky attraverso una serie di composizioni visive dinamiche in cui gli elementi geometrici si fanno portatori di un profondo significato simbolico.
Le lettere stampate nei toni del rosso e del nero diventano veri e propri segni pittorici, contribuendo così alla realizzazione di una originale identità poetica dei componimenti.
Il libro è generalmente riconosciuto come uno dei migliori esempi di poesia concreta dell’inizio del XX secolo. Un esempio di creatività collaborativa in cui non solo il poeta, ma anche il designer, hanno lavorato insieme per realizzare quello che è considerato uno dei punti più alti della produzione di El Lissitzky.
Il risultato è un libro in cui le parole, più essere ascoltate, devono essere viste.
Come ha scritto El Lissitzky:
“Le mie pagine hanno un rapporto con le poesie che rimanda a quello fra la melodia di un pianoforte che accompagna un violino. Proprio come il poeta unisce concetto e suono, io ho cercato di creare la medesima unità fra la poesia e la tipografia”.
In queste poche parole si sottolinea la simultaneità di percezione. Si cerca cioè di ottenere una sintesi di espressione fra elementi visivi, uditivi e testuali.
La costruzione grafica di Lissitzky, contemporaneamente audace e semplice, intende trasmettere un ritmo veloce, l’eccitazione e il furore non solo della scrittura di Mayakovsky, ma dell’intero periodo rivoluzionario in cui entrambi gli uomini hanno vissuto con profondo trasporto emotivo.
Questo risultato proviene dall’elaborato sincretismo grafico di El Lissitzky che unisce caratteri e forme geometriche per costruire simboli come la falce e il martello, clip art come il dito puntato ripetuto più volte nel libro, e lo spazio negativo. Il tutto composto nei classici toni suprematisti del rosso, nero e bianco.
Da un punto di vista letterario, il libro consiste in 61 pagine in cui trovano spazio 13 poesie fra le più famose della produzione di Mayakovsky, tra cui Left March, Love e The Third International, tutte pubblicate insieme in un’edizione destinata specificamente ad essere letta ad alta voce.
Guidato dalla convinzione che il mezzo più efficace per trasmettere un messaggio fosse attraverso i moderni metodi della tipografia e convinto della necessità di creare uno stile in cui arte e parola finiscono, come detto, per cancellare i proprio confini, Lissitzky porta così a componimento una delle sue massima più conosciute, quella cioè secondo la quale:
“I concetti dovrebbero essere espressi con la massima economia, otticamente, e non foneticamente e che la disposizione del testo sulla pagina deve riflettere a pieno il ritmo dell’intero contenuto”.