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Gioco magia anarchia Amsterdam negli anni Sessanta

 Autore: Guarnaccia, Matteo  Genere: Storico  Casa Editrice: Cox 18 Books  Anno: 2005  Pagine: 239  Paese: Italia  Lingua: italiano  Dimensioni: Tascabile  Dewey: 322.4  Tag: Controcultura csOlanda csProvos csStoria csUnderground cs |  MODULO DI RICHIESTA
 Descrizione:

Introduzione

Diversità è bellezza, e le diverse parti dell’universo ornano il mondo, dita diverse fan bella la mano e diverse figure delle membra fanno del corpo bellezza unita”: queste parole, tratte da Perspectiva, un’opera dedicata alla fenomenologia della visione, e scritte nella seconda metà del XIII secolo da Vitellione, mi hanno sempre evocato la città di Amsterdam. Un luogo dove la diversità di volti, idee, espressioni e saperi ha dato vita a una tangibile atmosfera di bellezza. Questo saggio è il frutto dell’amore che nutro per la città e i suoi abitanti. Un territorio, non solo fisico, in cui ho vissuto, che ha ispirato la mia arte e che, nel corso del tempo, ha conservato inalterato il dono di stupirmi. Sono da sempre convinto che questo nucleo urbano sospeso sull’acqua svolga su questo pianeta un particolare compito karmico. Che costituisca un sofisticato progetto sociale per la sperimentazione di nuovi stili di vita e di nuove forme di espressione. Sono consapevole che parlarne oggi in questi termini suoni come una provocazione o una naïveté. Dagli anni Novanta, anche la società olandese, come quella belga o quella danese, è stata soggetta a dinamiche populiste e demagogiche sfociate nel successo di movimenti politici di destra. I problemi con le minoranze etniche si sono via via acuiti. La storica tolleranza nazionale si è raramente trasformata in accettazione dello straniero e si è venuta a creare una separazione di fatto tra la comunità autoctona e le diverse comunità immigrate, i cui componenti spesso parlano solo la propria lingua e non hanno alcun contatto con la cultura che li ospita. Le nuove subculture giovanili espresse dai Paesi Bassi sono molto meno pittoresche e romantiche dei Provos e dei Kabouters. Hanno nomi come Gabber ­ dall’yiddish khaver (compagno), fans della musica house hardcore, attivi degli anni Novanta ­ e Lonsdale Youth ­ il gruppo più alla moda in questo momento, che prende il nome da una marca di abbigliamento inglese ­ e si sono distinti per la loro intolleranza, l’attitudine aggressiva e le spedizioni punitive contro gli immigrati.
Poi sono arrivati gli omicidî del leader politico Pim Fortuyn e del regista Theo Van Gogh, due personaggi discussi, che rappresentavano tutte le contraddizioni della città tollerante e aperta. Gli stessi assassini non erano alieni venuti da chissà dove, ma figli della stessa cultura. I media di mezzo mondo hanno colto l’occasione per manifestare una malcelata soddisfazione di fronte a ciò che ai loro occhi appare come la prova del fallimento di un caposaldo della cultura liberale e progressista. La scandalosa, anticonformista e cosmopolita Amsterdam, da sempre considerata come un’anomalia, è stata invitata a rientrare nei ranghi, a unirsi al conformismo paranoico post 11 settembre e a rinunciare, oltre alle limette per le unghie nei viaggi aerei, alla propria orgogliosa diversità. Certo, la magia della città non è più così evidente, stretta com’è tra i problemi sociali tipici di ogni agglomerato urbano e l’invadenza del turismo (quello dei coffee shop non è meno deleterio e insulso di quello tradizionale). Criminalità, inquinamento, disoccupazione e “Bruxelisation” non l’hanno risparmiata. Eppure Amsterdam continua a esercitare la sua funzione, anche se in maniera molto meno eclatante che nella stagione presa in esame in questo libro. Se non è più il Paese di Utopia, come veniva recepita negli anni Sessanta, è sicuramente un’Eutopia, un buon posto con una particolare predisposizione al formarsi di Zone Temporaneamente Autonome. Autonomie che raramente corrono il rischio di trasformarsi in ghetti isolati dal mondo. È un piacere vedere che i suoi abitanti non hanno perso la gioia di vivere, la creatività e il gusto per la bellezza; che i suoi bambini sono ancora fascinosamente non omologati; che la maleducazione a base di automobili/cellulari/abiti griffati non ha attecchito.
La sua ricca storia è una garanzia: Amsterdam non rinuncerà facilmente alla sua anima “Eroica, Risoluta, Caritatevole”, come recita il suo motto. Modificato negli anni Sessanta in: “Piacevole, Tollerante, Impossibile”.

Introduzione
I tasselli del mosaico
Hap-hap-happening!
Il mago antifumo
La K decisiva
Arrivano i Provos
Un branco di degenerati bombarda
Il cocchio dorato
Un bel gioco dura poco
Transizione
La calata dei dolci barbari
I colori di A’dam
Dalla città bianca alla città arcobaleno
Una città underground alla luce del sole
Gli gnomi e il Libero Stato di Orange
La città erotica
La stampa sotterranea
La città massacrata e la città squatterizzata
Appendice
La setta degli insetti
Bibliografia essenziale

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