Il libro ripercorre le tappe della maturazione di una generazione che diventerà la protagonista del ’68 e degli anni successivi. La rivolta giovanile che ha preceduto quella studentesca è stata definita come una rivolta esistenziale, prima che politica, dettata dall’insofferenza verso gli adulti, i loro costumi e i loro valori. Canzonette, riviste per giovani, lettere ai giornali, rotocalchi culturali attenti al mutare dei costumi, costituiscono le principali fonti documentarie usate per dare voce ai giovani degli anni Sessanta. Le magliette a strisce dei giovani in piazza contro il governo Tambroni; i “teppisti” di Piazza Statuto a Torino; i “capelloni” e il movimento beat, la cui cultura è impregnata di elementi provenienti dalla musica rock e beat importata dall’Inghilterra dei Beatles e dall’America degli hippies; gli studenti del movimento studentesco, incarnano in quegli anni la tipologia del giovane “ribelle”, una figura sociale “temuta” e descritta con toni preoccupati dai giornali e dai cinegiornali, tanto da suscitare nell’opinione pubblica una sorta di “panico morale”.
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