Con molta curiosità sono andato in edicola a prendermi “Playlist”, l’inserto one shot realizzato da Internazionale con l’ormai obbligatoria lista di liste del meglio di questo 2017 che sta andando in archivio.
Come sempre ho misurato prima le mie aspettative anche alla luce di 2 diverse considerazioni:
– la prima è che Internazionale è oramai un must per una piccola – ma nemmeno poi tanto piccola – fascia di lettori. Un ruolo che si è costruito negli anni con coerenza, professionalità e attenzione alla qualità in ogni aspetto della rivista cartacea prima e dell’intero progetto editoriale poi.
– la seconda è che, pur apprezzando i piccoli ma continui aggiustamenti grafici e i lenti adeguamenti a nuovi standard estetici, Internazionale sembra muoversi in maniera pesante e impacciata quasi come se si fosse adeguata al suo standard qualitativo che – ripeto – è eccellente. Questo però ha impedito alla testata di Giovanni De Mauro di presentarsi con novità rilevanti più di forma che di contenuto, oramai da un pò di tempo a questa parte.

Partendo da questi due punti, ho sfogliato “Playlist”….

Il progetto grafico e l’art direction è come sempre del resto, a cura di quel geniaccio di Mark Porter, mentre la bella grafica di cover e gli inserti grafici delle sezioni interne sono tutti di Marco Goran Romano, già attivo protagonista del panorama editoriale italiano prima in Wired Italia e poi con lo studio Sunday Büro in cui lavora con Valentina “Alga” Casali e con il quale ha recentemente contribuito al re design dei font utilizzati dalla storica rivista musicale Il Mucchio Selvaggio.

Sono un ammiratore del lavoro e dello stile di Goran Factory e quindi rischio di essere di parte, ma sfogliando la rivista si nota come sia stato centellinato il suo apporto in favore, come già accennato, di un più rigoroso e conservativo layout che non si discosta quasi per niente da quello del settimanale.
La griglia è la medesima, il font titolo e corpo del testo sono i medesimi, tutto sembra Internazionale e quindi la scelta è stata chiaramente quella di lasciare il lettore all’interno del suo spazio di confort settimanale, di non metterlo di fronte a qualcosa di nuovo e di un pò spregiudicato come mi sarei aspettato da un progetto one shot come questo che sicuramente non era del tutto un azzardo dal punto di vista commerciale tenuto conto anche della forte devozione dei lettori per l’intera produzione di Internazionale.

Certo, da un punto di vista del contenuto niente, ma proprio niente, da dire. Come sempre ci siamo ed è un vero piacere scandagliare tutti i consigli e le dritte che ci vengono fornite da ospiti italiani ed internazionali: dai film, alle serie tv, dalla narrativa alla saggistica, fino ai videogiochi, non tralasciando mai la bella sezione dedicata ai fumetti e quella oramai diventata standard dei gadget.

 

Altro punto forte, direi una colonna portante del progetto Internazionale è l’utilizzo della fotografia. Grandi, belle, originali, sono le foto sparse per le pagine che contribuiscono non poco al piacere della lettura conferendo anche a Playlist quell’alone di oggetto ricercato e ben confezionato da sempre marchio di fabbrica della casa.

Ecco, finito di sfogliare e tirando le (mie) somme, Playlist non mi ha convinto del tutto dal punto di vista della grafica lasciandomi l’idea che si potesse davvero osare di più, che si potesse utilizzare questa parentesi di fine anno per sondare, per provare, per far assaggiare ai lettori oramai fidelizzati e abituati alla storica griglia a 8 colonne di Internazionale, una sensazione di maggiore freschezza e voglia di avventura.
Squadra che vince non si cambia, dicono i saggi, e Internazionale oramai da tempo ha visto la sua scommessa, ma sono certo che, Giovanni De Mauro ed i suoi hanno ben chiara la necessità di essere sempre più strumenti ibridi, flessibili e, a volte, anche spregiudicati. Forse non è ancora giunto il momento, ma arriverà e come sempre Internazionale sarà all’altezza della situazione, anzi forse ancora una spanna sopra agli altri.