I Beatles erano un sogno diventato realtà per la maggior parte delle stazioni radio americane degli anni Sessanta, dando nuova vita a playlist stanche e aumentando gli ascoltatori dei programmi radio.
La Beatlemania è stata anche il trampolino di lancio anche per una stazione radio KRLA, poi divenuta una rivista di base nel sud della California, con il nome di KRLA Beat.
Il giornale, che nei primi numeri era poco più di un usa e getta di sole quattro pagine, in breve tempo, grazie alla cosiddetta British Invasion e agli emuli nati un pò ovunque dei Fab Four, si è evoluto fino a divenire un giornale musicale unico nel suo genere e, a ben guardare, uno dei più innovativi dell’epoca.
Lo stile dei contenuti si caratterizzava dalla prosa frizzante delle recensioni di gruppi pop e da un’offerta spericolata di articoli e foto originali come non si vedeva in nessun altro magazine.
Il KRLA Beat aveva una serie di punti di forza che come detto, lo rendevano unico nel panorama editoriale:
Innanzi tutto il formato di The Beat era un avanguardia giunta assai prima a mostrare la strada che poi molti, se non tutti (basti pensare per esempio a Rolling Stone) avrebbero seguito scegliendo il formato formato dei tabloid. Settimanali musicali come NME e Melody Maker erano da tempo su questo percorso ma negli Stati Uniti non esisteva niente di simile.
È vero che The Beat non era l’unico giornale pubblicato da una stazione radio nel mercato di Los Angeles. La stazione Rival Top 40 KFWB era la principale competitor e rivaleggiava con KRLA per lo status di stazione radio ufficiale dei Beatles avviando la sua pubblicazione di 4 pagine all’incirca nel periodo in cui The Beat fece il suo debutto alla fine del 1964.
Ciò che però differenziava KRLA Beat rispetto alla concorrenza era il suo editore, Cecil Tuck, la cui formazione era tipicamente giornalistica con una costante attenzione verso le hard news piuttosto che il banale gossip.
Tuck conosceva la produzione di riviste e quotidiani in Texas, già prima di trasferirsi a Los Angeles per lavorare alla radio. In qualità di direttore delle notizie dell’allora KRLA Tuck assunse dei veri e propri giornalisti e nella metà degli anni Sessanta creò una vera e propria piattaforma di news Journalism sempre in onda e aggiornata.
Altro progetto che nessuno prese sul serio sul momento fu il restyling della newsletter settimanale di KRLA, ideata e sviluppata da Bonnie Golden, ex redattrice di Teen Screen Magazine. La Golden ha scritto, progettato e distribuito la pubblicazione da sola nei negozi di musica locali e nelle edicole.
La KRLA aveva appena sponsorizzato il suo primo concerto dei Beatles all’Hollywood Bowl nell’agosto 1964 e la rivista KRLA Beat ne fu forse il risultato più tangibile e immediato, evolvendosi da quattro pagine nell’ottobre 1964 alle otto su carta da giornale nell’aprile 1965. Nell’autunno 1965 il Beat arrivava addirittura a 12 anni pagine, espandendosi a 16 pagine entro la fine del 1966.
Quando Cecil Tuck divenne editore nel febbraio 1965, a dimostrazione della sua impronta aziendalista e pragmatica, trascorse gran parte dei suoi primi due anni non solo a supervisionare le operazioni, ma anche a scrivere, modificare, progettare e vendere pubblicità.
Il logo del giornale si è sviluppato gradualmente nel corso del tempo dal suo carattere tipografico originale a quello adattato liberamente dalla copertina dell’LP americano Meet The Beatles.
Il giornale intendeva promuovere i Beatles perché all’epoca erano il gruppo più completo? Non proprio, ha detto Tuck in una recente intervista: “Avremmo promosso chiunque fosse popolare, è capitato che fossero i Beatles”.
Tuck ha assunto un piccolo staff di scrittori e giornalisti, alcuni dei quali sono rimasti con la pubblicazione durante i suoi quattro anni di vita, per condurre interviste con le pop star britanniche e americane di passaggio a Los Angeles.
KRLA Beat è stato anche fortunato ad avere Tony Barrow, l’addetto stampa dei Beatles, come autore di una rubrica settimanale. Barrow, che aveva già un passato come freelance, soprattutto nell’inglese The Beatles Monthly, ha saputo fornire notizie sempre aggiornate e curiose sulle sessioni di registrazione e sui tour dei Beatles.
Nel febbraio 1967, tanto per dare un’idea, lo stesso Barrow riuscì a partecipare ad alcune delle sessioni di registrazione per il disco successivo del gruppo, quello che sarebbe poi divenuto Sgt. Pepper lonely Heart Club Band e negli anni fece conoscere al pubblico americano anche altri gruppi della British Invasion come Yardbirds, Manfred Mann e Rolling Stones.
Giunti al 1966, anche di KRLA Beat virò verso notizie più controculturali con saggi sulla nascente realtà alternativa di Haight-Ashbury e dell’LSD. Mai divenuto un vero e proprio giornale underground come il suo contemporaneo The Los Angeles Free Press, KRLA Beat riuscì comunque ad essere in linea con il nuovo gusto trattando temi come il sesso, la religione, la droga e la vita in comune.
Uno di questi articoli, forse quello più conosciuto scritto proprio da Tony Barrow, descrive l’esperienza tragicomica con l’LSD di Brian Epstein, manager e confidente dei Beatles.
Un altro ex membro dell’organizzazione dei Beatles era Derek Taylor, autore del libro estate d’amore e di rivolta, allora trasferitosi a Los Angeles per gestire diverse altre band come i Byrds.
Taylor ha scritto articoli per il KRLA Beat a partire dal 1965 fino al 1968, non sempre proprio con voce autorevole.
Presto lo stesso Taylor divenne redattore fisso del giornale combinando alla perfezione le sue conoscenze in ambito musicale con la visione della rivista che aveva Cecil Tuck.
Derek Taylor era infatti coinvolto nell’organizzazione del Monterey Pop Festival del 1967 di cui reralizzò un dettagliatissimo reportage sulle colonne del KRLA Beat.
Altro merito di Taylor fu quello di rivoluzionare il design grafico della rivista, spostandolo verso il gusto psichedelico del tempo, enfatizzando soprattutto la grafica a colori e la fotografia.
Derek Taylor però, mal digeriva gli interventi di Cecil Tuck sul suo stile di scrittura prolisso ma affascinante e non riusciva quasi mai a rispettare il budget che Tuck fissava. Il risultato di questi scontri fu dolorosa ma inevitabile e Tuck fu costretto a lasciare andare Taylor a metà del 1968.
Di fronte all’aumento dei cosi di produzione, Tuck mantenne alcuni validi giornalisti nello staff, ma le notizie sul KRLA Beat iniziarono a provenire da servizi di altri giornali o da comunicati stampa freddi e lontani dalla passione degli inizi.
dopo aver pensato di vendere la sua creatura, Tuck decide invece di mantenere il giornale in vita fino alla primavera del 1968, quando chiude definitivamente con alcuni debiti da saldare.
Negli anni Cecil Tuck ha continuato a lavorare nel campo della produzione di notiziari radiofonici e oggi gestisce un’attività di consulenza e stranamente ha dichiarato di non possedere nemmeno una sola copia del suo giornale.