Questo articolo è la traduzione dall’originale: From Mad magazine to B-Movies: An Oral History of Beastie Boys’ Artwork di Jeremy Allen pubblicato sul sito di Eye on Design, che ringraziamo, il 21 dicembre 2021.


Durante gli anni Ottanta e Novanta, i Beastie Boys non avevano rivali quando si trattava della loro identità visiva, che era allo stesso tempo cool, surreale, artistica ed esilarante. Il trio rap ha realizzato album brillanti supportati da bellissime opere d’arte e video incredibilmente originali che hanno effettivamente proposto stile e generi nuovi.
Il più che decennale lavoro sulla grafica e in generale sull’immagine del trio non può essere ricondotto ad un uomo solo, ma sicuramente non si può non sottolineare in questo senso la centralità della figura di Adam Yauch, alias MCA, che dal punto di vista grafico ha sicuramente rivestito un ruolo più centrale rispetto ai suoi compagni di viaggio.
In molte occasioni lo stesso Yauch ha citato come principale sua fonte di ispirazione un suo zio immaginario, il regista della new wave europea, lo svizzero Nathanial Hörnblowér,  regista di buona parte dei video musicale della band.
Per molti anni si è pensato che Hörnblowér esistesse veramente, fino a quando lo stesso Yauch ha rivelato una decina di anni fa la vera identità del fantomatico regista svizzero ovvero lui stesso che di solito indossava lederhosen (i tradizionali pantaloni corti di cuoio con bretelle diffusi in Baviera), parrucca e barba color zenzero. A rendere tutto ancora più assurdo era l’accento svizzero che Yauch usava per le interviste.
Con la prematura scomparsa di Yauch, avvenuta nel 2012 a soli 47 anni, abbiamo perso quindi molte delle informazioni sulla eccentrica e originalissima direzione artistica della band, sappiamo infatti assai poco, per esempio, della foto di copertina dell’album Paul’s Boutique (1989). Quello che ci è dato conoscere ci dice che la foto di un angolo del Lower East Side di Manhattan è stata scattata da Jeremy Shatan e non da Nathanial Hörnblowér: “Non mi ha dato molto fastidio quando l’hanno utilizzata perché quella foto era una loro idea, ma questo rende effettivamente il signor Hörnblowér il direttore artistico di quell’album?” si chiede provocatoriamente lo stesso Shatan durante un’intervista a Beastiemania del 2003. “Almeno hanno scritto bene il mio nome!”
Siamo andati alla ricerca di altri direttori artistici e illustratori che hanno lavorato con la band per tentare di ricostruire una storia orale dei loro magnifici disegni che oggi sono a tutti gli effetti dei cimeli psichedelici della storia dell’hip hop.

Licensed to Ill (1986)

L’album di debutto dei Beastie Boys dal titolo Licensed to Ill è una dedica alla rivista underground Mad, la storica testata da sempre piena di gag visive.

Stephen Bryam (direttore artistico del disco): «Rick [Rubin] mi ha detto che l’idea gli è venuta mentre tornava da Los Angeles. Ha pensato che un aereo disegnato nella parte posteriore che poi, aprendo l’artwork, si rivelasse essere un incidente sulla parte anteriore avrebbe avuto una resa visuale assai interessante. Io ero completamente d’accordo con Rick. Non lo vedo come umorismo truce, ma più come l’evidenza della stupidità della tecnica. Un po’ un cartone dadaista.»

«Dave [Gambale, alias World B. Omes, illustratore] e io siamo andati insieme a scuola all’Academy of Art College di San Francisco. Ho pensato subito a lui dopo il mio incontro con Rick. Abbiamo parlato dell’idea e abbiamo pensato a cose che potevamo infilarci dentro per farci una risata. Abbiamo optato per la scritta sulla fiancata “EATME” al contrario come numero di serie, sai, qualcosa da far scoprire ai bambini. Dave ce l’ha fatta e sono abbastanza sicuro di non avergli fatto revisionare nulla.»

«All’epoca, il metodo di Dave era quello di creare un collage utilizzando immagini in bianco e nero poi fotocopiate. Poi disegnava con i pastelli Caran d’Ache. Una volta sono andato nel suo studio e l’ho trovato che mangiava un panino sopra un pezzo su cui stava lavorando, usando della senape come pigmento. I suoi lavori, in generale il suo stile, talvolta appaiono molto ruvidi e talvolta crudi e costruiti volutamente non proprio con grande precisione. Il suo è un realismo fottuto e anti- aerografo. Ho pensato che sarebbe stata la perfetta espressione del particolare concetto che avevamo sviluppato con Rick. Dave mi ha molto velocemente consegnato il suo lavoro ed io ho detto grande!! Rick l’ha subito approvata. Una volta MCA si è presentato con lo skateboard nel corridoio del mio ufficio ed è entrato proprio mentre stavo presentando il lavoro di Dave a Rick.»

Beastie Boys, Check Your Head (1992)

I Beastie Boys si sono incontrati con Eric Haze, il loro vecchio amico della Def Jam a New York e pochi mesi dopo si sono trovati tutti a vivere a Los Angeles.

Eric Haze [design, direttore artistico]: «Ai tempi di Check Your Head vivevamo tutti in California, io avevo fondato il mio studio di design lì lavorando con artisti come Tone Loc. Ci sono state molte sedute e molte discussioni. Molte altre idee sono state provate e scartate prima di arrivare a quella definitiva che poi è stata pubblicata. Ho lavorato a stretto contatto con MCA che era quello dei tre più coinvolto quando si trattava dell’identità visiva e delle grafiche della band.»

«Raramente il designer si può permettere il lusso di ascoltare la musica prima di creare la grafica dell’album. L’input principale per Check Your Head è venuto da MCA che mi diceva che stavano cercando di far sembrare l’album registrato in un tostapane. Ho scattato una fotografia originale e l’ho passata al mio fax per digitalizzarla e poi ne ho fatto una copia fotostatica per ridurre essenzialmente l’immagine fotografica nelle dimensioni adatte alla copertina dell’LP. La tipografia è fatta essenzialmente a mano con la mia calligrafia. Non sono graffiti. Sarebbe un graffito se fosse su un treno o su un muro.
Il collage sulla quarta di copertina è stato un grande sforzo di gruppo per l’intera band, tutte le loro ragazze, i loro amici, una sorta di bouillabaisse di fotografie in cui sono tutti insieme. Sono stato coinvolto nel processo visto che ero l’art director del disco e per questo io mi sono assicurato che tutto fosse realizzato nel formato, nelle forme e nel contesto giusti.»


Beastie Boys, Ill Communication (1994)

L’immagine in copertina è stata scattata dal fotografo della Magnum, Bruce Davidson in un Drive-thru di Los Angeles nel 1964.

Gibran Evans (design): «Al momento della produzione del packaging di Ill Communication avevo 22 anni e facevo desktop publishing a tempo pieno da circa quattro anni. Credo che il programma utilizzato al tempo fosse QuarkXPress. Uno dei miei ricordi è l’incontro iniziale, quando ero seduto al mio computer insieme a Adam Yauch che teneva in mano una grande pila di materiali, comprese tutte le foto viste nella confezione, i testi del disco e le diverse copertine degli album Blue Note. Dopo l’incontro iniziale con Yauch non ho avuto ulteriori contatti  con nessuno dei ragazzi fino a quando non ho ritrovato lo stesso Yauch nel backstage del Festival Lollapalooza mesi dopo e gli ho chiesto se gli era piaciuta la confezione che avevo messo insieme. Yauch rispose brevemente di si.
Lo scatto di Davison sarebbe stato la copertina, Tree of Life [il dipinto di Gaia] di Alex Grey sarebbe stata l’immagine interna mentre le foto e i testi dello studio sempre per gli interni dovevano essere colorati per richiamare il più possibile l’aspetto dello stile Blue Note. Uno dei compiti più difficili è stata la loro richiesta di utilizzare un architectural style font, carattere in stile architettonico ma all’epoca non ne esisteva nessuno in formato digitale. Fortunatamente avevo esperienza con Fontographer quindi ho chiesto a Jim Evans, che era l’unico illustratore esperto di font che conoscessi, di disegnare ogni lettera, che poi io stesso ho scansionato, ripulito con Illustrator e assemblato in Fontographer. Il design grafico negli anni Novanta era relativamente scarno e semplice se pensiamo agli strumenti che abbiamo oggi a disposizione. Ho trovato tutto il lavoro molto divertente e affascinante, ero giovane al tempo e amavo i computer che ogni nuova richiesta era una sfida perché era tutto relativamente nuovo.»

Beastie Boys, Hello Nasty (1998)

L’artwork per lo storico doppio album Hello Nasty dei Beasties trasuda l’estetica tipica dei B-movies, basti ricordare il fantastico video di Intergalactic che scimmiotta in maniera impeccabile i classici film di mostri giapponesi.

 

 

Bill McMullen (design): «Pochi mesi dopo essermi trasferito a New York, ho iniziato a lavorare con una società chiamata The Drawing Board che era il dipartimento artistico dei dischi dell’etichetta Def Jam avviato da Cey Adams e Steve Carr. Mantenere la società indipendente dalla Def Jam ha permesso loro di accettare lavori anche da altre etichette e clienti. Cey è sempre stato una persona vicina ai Beastie Boys e quando la band stava tornando a New York per terminare i lavori di Hello Nasty, ha parlato con lui della creazione della confezione e della grafica per l’album. Quindi i Beastie Boys, che erano stati originariamente sotto contratto con la Def Jam per poi spostarsi con la Capitol, ora stavano stranamente chiedendo al dipartimento artistico proprio della Def Jam di fare la veste grafica del loro nuovo album. Cey sapeva che io ero un grande fan della band e mi ha incaricato di lavorare con loro con un avvertimento: Questi sono miei buoni amici, quindi non rovinare tutto!».
Cey Adams (direttore artistico, da un’intervista con Complex nel 2014): «Il disco in origine si sarebbe dovuto chiamare Another Dimension e quello era il titolo provvisorio almeno fino a che non siamo andati in stampa. All’ultimo minuto i ragazzi hanno detto che il titolo definitivo sarebbe stato invece proprio Hello Nasty… Erano sempre pronti a pensare fuori dagli schemi. Quando abbiamo fatto la copertina, per quanto riguarda l’idea della scatola di sardine, sembrava davvero assurdo, ma abbiamo trovato un modo tra me e Bill [McMullen] per farla funzionare. Non abbiamo badato a spese. Si parla di un periodo in cui per la prima volta si provava a progettare tutto al computer. Ora puoi fare queste cose in Photoshop in pochissimo tempo, allora invece dovevamo costruire un qualcosa che assomigliasse a una vera scatola di sardine in cui poi li abbiamo fotografati sdraiati, successivamente abbiamo sovrapposto l’esterno e ci abbiamo inserito la lattina vera. Quindi nella foto, sono davvero schiacciati insieme in una lattina. Ho ancora i provini!».

To the 5 Boroughs (2004)

La lettera d’amore del trio a New York dopo l’11 settembre 2001 è stata il motivo per la scelta dell’illustrazione utilizzata nel disco.

Matteo Pericoli (illustratore): «Nel febbraio 2004 ho ricevuto una email molto cordiale dalla moglie di Adam Yauch che mi chiedeva se avrei permesso alla band di usare una parte dei miei disegni preso dal mio lavoro Manhattan Unfurled per il loro prossimo album. Manhattan Unfurled era un libro in formato fisarmonica pubblicato da Random House che raffigurava gli Skyline dell’East e del West Side visti dai fiumi circostanti. Nella sua e-mail la moglie di Adam mi scriveva che aveva regalato una copia a Adam per il Natale del 2002 e che lui ne era rimasto molto colpito. La band stava per pubblicare un nuovo album, il primo in sei anni, che sarebbe stato dedicato proprio a New York e sentivano che i miei disegni trasmettevano davvero quel senso di appartenenza alla città in cui sono nati e cresciuti.
L’idea di disegnare Manhattan dai fiumi circostanti mi è venuta nel 1998, quando ho preso la mia prima Circle Line circumnavigando l’intera isola. Ero così preso dalla sua energia e dall’effetto effetto che la città aveva su di me che dovevo trovare un modo per trasformare quell’energia in qualcosa di tangibile. Dopo che la prima stampa del West Side fu terminata, cosa che mi portò via un anno intero, ottenni il contratto per il libro con Random House e lasciai il mio lavoro quotidiano in uno studio di architettura. Questi rotoli a fisarmonica sono in realtà molto lunghi. In effetti, ciascuno dei due disegni originali di Manhattan Unfurled è lungo più di 11 metri!
Ci è voluto più di un anno a me e all’editore per sviluppare la produzione del libro in formato fisarmonica e abbiamo ricevuto le prime copie il fine settimana prima dell’11 settembre 2001. Non lo dimenticherò mai. Dopo il martedì successivo ci siamo resi conto che l’intero progetto era diventato un’altra cosa. Non direi politico, ma sicuramente un’immagine e un omaggio a qualcosa che era stato tragicamente e profondamente trasformato.»

The Mix-Up (2007) 

L’album era interamente strumentale e gli stessi Beastie Boys hanno più volte sostenuto di essere stati influenzati dal movimento surrealista.

Bill McMullen (illustrazione, design): «Con The Mix-Up la band voleva creare un mondo che ricordasse molti dei vecchi dischi che li avevano influenzati. Dato che era un disco strumentale, volevano un’enfasi visiva sugli strumenti e sul processo di registrazione, e qualcosa che rappresentasse il fatto che non fosse un tipico album dei loro. Abbiamo iniziato a creare l’idea che potesse esserci questa specie di macchina musicale, una sorta di dispositivo tritacarne che è diventato una specie di aggeggio di quelli disegnati dal fumettista Rube Goldberg che sputa pezzi strumentali a forte trazione funky.
È diventato un puzzle a forma libera a cui ogni tanto aggiungevano ulteriori elementi grafici tramite suggerimenti che arrivavano via e-mail o telefonate. Mi sono sforzato di creare qualcosa che rimandasse alle illustrazioni che avevo visto in alcuni libri di Robert Crumb o Richard Scarry in cui c’erano molti piccoli dettagli da trovare. Il trio aveva sempre un sacco di suggerimenti per continuare a renderlo il più dettagliato possibile. La band ha dato un contributo enorme al lavoro che ho fatto per loro. Sono un gruppo molto visivo, specialmente Yauch, con cui ho lavorato più spesso su queste cose.»

«Il culmine di tutto è stato il lavoro fatto all’interno. Abbiamo fatto un servizio fotografico nel loro studio in Canal Street, il celeberrimo Oscilloscope Laboratory. Abbiamo girato nel primo pomeriggio e c’era una luce fantastica che entrava dalle finestre. I ragazzi hanno assunto varie pose, fingendo di sollevare un grosso cavo o di tenere qualcosa sopra le loro teste. Ho combinato quelle foto con le illustrazioni, creando quell’atmosfera surreale della band che si sposta tra strumenti e cavi aggrovigliati. È andato tutto molto bene, credo. Sono davvero orgoglioso di aver fatto parte dell’intero progetto.»


Questo articolo è la traduzione dall’originale: From Mad magazine to B-Movies: An Oral History of Beastie Boys’ Artwork di Jeremy Allen pubblicato sul sito di Eye on Design, che ringraziamo, il 21 dicembre 2021.