Proseguiamo il nostro percorso sulla situazione dei media indipendenti in Russia e Ucraina e, dopo aver approfondito il tema del giornalismo freelance e la parabola della testata Novaya Gazeta (tra l’altro, notizia di questi giorni, costretta a chiudere dopo aver trasmesso in totale divieto, l’intervista al Presidente  ucraino Volodymyr Zelens’kyj) oggi analizziamo la realtà indipendente di Meduza.
Innanzitutto, non appena accediamo al sito (anche in lingua inglese) meduza.io, la prima cosa che salta agli occhi è il banner rosso su sfondo nero posto subito sotto la testata dell’Home Page in cui leggiamo in inglese la scritta: «HELP. MEDUZA, HELP NOW».

 

 

La testata indipendente da qualche giorno ha infatti lanciato un allarme in cui in ballo è l’esistenza stessa del progetto. Se andiamo avanti, la pagina recita il seguente testo: «Le autorità russe hanno iniziato a disturbare i media indipendenti a causa della guerra. Ti consigliamo di scaricare la nostra app. Abbiamo bisogno del tuo aiuto, per favore sostieni Meduza». E ancora: «Cari lettori, questo è un messaggio breve ma importante. Per favore, leggetelo. Non sappiamo se il Cremlino bloccherà i media indipendenti durante la guerra. Ma dobbiamo prepararci al peggio. Il modo più affidabile per leggere Meduza è scaricare la nostra app. Fatelo subito».[1]
Nella landing page è dunque presente un accorato appello in cui la redazione spiega che «il Cremlino sta facendo tutto il possibile per nascondere la verità sulla sua guerra contro l’Ucraina. La Russia è sotto censura militare. Le autorità vietano alla stampa di chiamare guerra questa invasione su vasta scala dell’Ucraina e minacciano i giornalisti che pubblicano informazioni verificate in modo indipendente sul conflitto fino a 15 anni di carcere».
Ma cos’è Meduza?
Meduza è un sito di notizie indipendente in lingua russa e inglese gestito da un team di circa venti giornalisti con sede a Riga in Lettonia.
È stata fondata nel 2014 da un gruppo di ex dipendenti dell’allora sito indipendente notizie lenta.ru.
Il progetto nasce nel 2014 quando la giornalista Galina Timchenko è stata licenziata per motivi politici dal suo incarico di caporedattore presso la testata online Lenta.ru direttamente dalla il capo della holding Rambler & Co. azienda proprietaria del dominio web facente capo all’oligarca Alexander Mamut, già sostenitore di Vladimir Putin e figura da sempre avvolta nella più totale oscurità nonostante rappresenti una delle persone più influenti al Cremlino fin dai tempi della presidenza di Boris Eltsin.
Dopo l’allontanamento dal suo posto di lavoro, la Timchenko ha deciso di lanciare la nuova pagina web Meduza e diversi suoi ex giornalisti e colleghi a lenta.ru si sono uniti al nuovo sito online. Ad oggi non ci sono giornalisti lettoni nel progetto, sono tutti di origine russa, come si suol dire in questi casi, riparati all’estero in cerca di maggiori libertà.
La Timchenko, rispondendo ad un’intervista al magazine americano Forbes, ha detto che la decisione di mantenere la redazione di Meduza in Lettonia è stata presa poiché «in questo momento è possibile creare una casa editrice indipendente in lingua russa in Lettonia, mentre in Russia no».[2] Inoltre, sempre la Timchenko ha affermato: «Abbiamo capito che in Russia, molto probabilmente, non ci avrebbero lasciato lavorare.»

 

Galina Timchenko (Foto Getty images)

 

L’intero progetto si è basato inizialmente sul supporto finanziario di Mikhail Khodorkovsky, uomo d’affari ed ex oligarca russo e di Boris Zimin, magnate delle telecomunicazioni. Dopo poco tempo però i due si sono sfiati dal progetto Meduza adducendo la decisione a non ben chiarite «ragioni strategiche e operative». [3]
Oggi Meduza lavora grazie al supporto della Amond & Smith Law Firm, società di consulenza legale russa che fornisce supporto ad aziende russe e straniere dal 2002.
Nel febbraio 2015 il sito web di Meduza ha lanciato anche una versione in lingua inglese, una sorta di notiziario quotidiano chiamato Evening Meduza e nel gennaio 2016, la fondatrice e CEO Galina Timchenko ha ceduto il ruolo di caporedattore al suo vice Ivan Kolpakov. Nel novembre 2018, Kolpakov ha annunciato le sue dimissioni a causa di uno scandalo per molestie sessuali per essere poi reintegrato come caporedattore l’11 marzo 2019 una volta cadute tutte le accuse.

 

Ivan Kolpakov (foto © Yaromir Romanov/Znak.com)

 

Nell’agosto 2017, Meduza ha avviato una partnership con il sito web americano BuzzFeed, sito web d’informazione gestito dall’omonima società statunitense che distribuisce articoli attinti dalla rete Internet.
La partnership è editoriale e le risorse vengono concentrate su indagini eseguite congiuntamente dalle due testate. BuzzFeed sostiene le indagini che commissiona a Meduza ma i siti si scambiano storie e la stessa Meduza traduce regolarmente articoli a sua scelta realizzati da BuzzFeed, il tutto, ovviamente a titolo gratuito. Inoltre un giornalista del team di Meduza partecipa settimanalmente alle riunioni della redazione di BuzzFeed per seguire i normali flussi di lavoro ed eventualmente selezionare ciò che reputa interessante per il target della testata russa. Un giornalista di BuzzFeed invece è presente alla annuale conferenza organizzata da Meduza stessa in cui vengono delineate le linee editoriali da portare avanti.
Torna alla ribalta il tema della cooperazione fra testate, vera risposta alla censura e alle limitazioni che spesso vengono imposte alle testate che denunciano la fatica, anche economica, a sostenere i costi di reportage, approfondimenti, spese legali e assicurative. Non è certo questa una novità, la storia dell’editoria indipendente è piena di alleanze per la sopravvivenza, noi di Edizioni del Frisco ne abbiamo parlato QUA a proposito del’UPS, ovvero l’Underground Press Syndacate che, nei tumultuosi anni Sessanta, fece da apripista a futuri processi collaborativi.

 

La redazione di Buzzfeed a New York City (foto Buzzfeed)

 

Il 29 novembre 2019, Meduza ha avviato il podcast inglese The Naked Pravda, che nella prima puntata ha trattato di un caso di violenza sessuale nella zona di Veliky Novgorod e più in generale dello stato dei diritti e della sicurezza delle donne in Russia.
Gli altri episodi di The Naked Pravda andati in onda successivamente hanno affrontato temi su come i database di informazioni riservate e non relative agli affari del Cremlino siano controllati dalle forze dell’ordine russe e come sta rispondendo a queste limitazioni il giornalismo investigativo in Russia. Come il giornalismo scandalistico russo viene visto nei media occidentali e la politica degli oligarchi vicini al Cremlino e l’assolutismo del potere dell’amministrazione presidenziale di Vladimir Putin.
Nel giugno 2019, il giornalista trentaseienne della redazione di Meduza Ivan Golunov, nome conosciuto per i numerosi reportage sulla corruzione nel Municipio di Mosca, è stato arrestato dalla polizia russa per presunti reati di droga mai del tutto chiariti. I colleghi e gli amici di Golunov hanno affermato di ritenere che l’accusa di aver tentato di vendere una ingente quantità di droghe tra cui il mefedrone e la cocaina fossero del tutto prive di fondamento. Come riporta il New York Times: «L’arresto ha provocato un’ondata di critiche e beffe da parte di giornalisti, avvocati e politici dell’opposizione sui social media.»[4] Leonid Bershidskiy, editorialista della testata Bloomberg ha scritto su Twitter: «Oggi: trovi nove attici di proprietà dei parenti del vicesindaco di Mosca. Domani: ti si trova in possesso di droga»[5] e numerose proteste si sono svolte in Russia in favore del rilascio immediato del giornalista fino al rilascio di e l’arresto dei cinque agenti di polizia licenziati e successivamente arrestati per aver organizzato l’intera messinscena.
Il 23 aprile 2021, il Ministero della Giustizia russo ha definito Meduza come agente al servizio delle potenze straniere. A cui l’Unione Europea ha risposto sostenendo che: «questa restrizione va contro gli obblighi internazionali della Russia e gli impegni in materia di diritti umani.»[6]
Diversi giorni prima che fosse ufficialmente rivendicato dal Roskomnadzor, l’organo di controllo sulle telecomunicazioni russe, il 4 marzo 2022, il sito di Meduza ed altri siti fra cui quelli di Voice of America, BBC, DW, Radio Free Europe/Radio Liberty, sono stati resi non funzionanti sull’intero territorio della Russia.
Il successivo 11 marzo, l’organizzazione internazionale non governativa e no-profit che promuove e difende la libertà di informazione e la libertà di stampa Reporters without Borders ha annunciato la creazione di un sito mirror per supportare la continuazione del lavoro dei giornalisti di Meduza.

 

 

Come si legge in un post sul sito ufficiale di Reporters without Borders: «Senza un’azione forte, l’Internet russo completerà presto la sua trasformazione in una rete di propaganda, ha affermato il segretario generale di RSF Christophe Deloire. Il Cremlino sta metodicamente impedendo di lavorare a tutti i media russi che non seguono le sue linee guida sulla disinformazione. L’operazione Collateral Freedom consente di contrastare questo problema in modo efficace e rapido.Con l’assistenza tecnica di hacker, specialisti ICT e ingegneri in diversi paesi europei, Reporters without Borders è in grado di creare rapidamente una copia esatta o (mirror) di un sito censurato che ospita anche molti altri servizi e quindi non può essere facilmente bloccato.»[7]
L’articolo continua sostenendo che: «l’ostilità di Vladimir Putin nei confronti della libertà di stampa ha raggiunto un’intensità senza precedenti dall’inizio della guerra e il Cremlino ora vuole eliminare tutti i media che non servono la sua propaganda. […] La censura legata alla guerra in Ucraina è iniziata il 27 febbraio,  da quando un media indipendente dopo l’altro è caduto vittima della repressione. La prima è stata Nastoyashchee Vremya, un canale televisivo online gestito dall’emittente statunitense Radio Free Europe/Radio Liberty con sede a Praga, poi è toccato al The New Times, un media dell’opposizione fino addirittura a chiudere un giornale studentesco come il Doxa. Non pago, il Cremlino ha continuato costringendo alla cessazione delle attività giornalistiche il canale televisivo online Dozhd  e poi Radio Echo di Mosca  sono state costrette a chiudere. Tutto questo attivismo del Cremlino ha fatto che si che la Russia venga classificata al 150° posto su 180 paesi nel  World Press Freedom Index 2021 di RSF . A ulteriore dimostrazione della stretta sulle libertà di espressione in ogni sua manifestazione, ecco anche il divieto agli show dei cantanti favorevoli alla cessazione immediata del conflitto in Ucraina, un elenco che comprende alcuni dei più importanti artisti ucraini, ma anche russi, fra i quali: Ivan Dorn, Max Barsky, Nadia Dorofeeva, Potap e Nastya Kamensky, Svetlana Loboda, Vera Brezhnev, Monatik, Alekseev e Okean Elzy. Le celebrità russe invece sono Maxim Galkin, Valery Meladze, Boris Grebenshchikov, i rapper NoizeMS e Oxxxymiron, il gruppo Casta, Anacondaz, Bloodshed, Film, 2Mashi.
Per chiarire l’importanza del portale Meduza nella claustrofobia realtà editoriale russa, basti pensare che nel 2020 è stato leader nelle citazioni sui social media nella classifica stilata da Medialogia, società che monitora e analizza media e Social Network.[8]
Oggi Meduza non è più solo un semplice aggregatore di notizie, ma produce anche i propri contenuti mirando così a riempire il vuoto assordante dell’informazione indipendente russa silenziata a causa di «una lunga lista di argomenti proibiti che i media russi non sollevano per vari motivi, a causa della censura diretta e indiretta.»[9] La mannaia della censura dell’informazione indipendente non ha certo risparmiato Meduza che, il giorno dopo il suo lancio, è stata bloccato in Kazakistan a causa di un articolo della corrispondente Ilya Azar dalla città di Ust-Kamenogorsk oggetto di un report del Cremlino. L’accesso all’intero sito meduza.io è stato bloccato e per aggirare tale blocco, il team di Meduza ha chiesto ai suoi lettori di utilizzare l’estensione del browser Hola che reindirizza il traffico tramite una connessione VPN (Virtual Private Network), ovvero la modalità che consente di creare una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza dei dati attraverso un canale di comunicazione riservato tra dispositivi.
Successivamente il l’accesso al sito è stato bloccato anche in Uzbekistan ma sul motivo ancora oggi non esistono spiegazioni ufficiali.
Alla luce di quanto detto, risulta di enorme evidenza quanto ancora sia centrale il ruolo dell’editoria indipendente nel suo far sentire la propria voce e quanto, senza che noi ce ne rendiamo davvero conto, la sua stessa esistenza sia sempre a rischio.

 

 


 

[1]  https://support.meduza.io/en
[2]  Galina Timchenko: Nessuno di noi sogna di fare Kolokol, di Elisabetta Surganova, www.forbes.ru  15 settembre 2014
[3]  Meduza Timchenko chiamerà dalla Lettonia, www.fontanka.ru (in russo). 29 settembre 2014
[4]  Il giornalista russo che ha denunciato l’innesto di Mosca è stato arrestato con l’accusa di droga, di Neil Mac Farquhar, 7 giugno 2019
https://www.nytimes.com/2019/06/07/world/europe/moscow-journalist-drug-golunov
[5]  Russian Investigative Journalist Detained in Moscow on Drug Charges, 7 giugno 2019
https://www.themoscowtimes.com/2019/06/07/kinky-party-is-starting-a-russian-sexual-revolution-a65876
[6]  EU rejects Russian decision to label media outlet Meduza as foreign agent di By Foo Yun Chee, 24 aprile 2021
https://www.reuters.com/world/europe/eu-rejects-russian-decision-label-media-outlet-meduza-foreign-agent-2021-04-24/
[7]  RSF creates “mirror” of leading Russian exile news site blocked by Kremlin, 11 marzo 2022
https://rsf.org/en/news/rsf-creates-mirror-leading-russian-exile-news-site-blocked-kremlin
[8]  Medialogia – 2020, 28 gennaio 2021
https://www.mlg.ru/ratings/media/federal/10165/
[9] Galina Timchenko: Nessuno di noi sogna di fare Kolokol, di Elisabetta Surganova, www.forbes.ru  15 settembre 2014