Punk Planet è stata una zine punk con sede a Chicago, Illinois, sulla sottocultura punk che, al suo apice, arrivò a stampare oltre di 16.000 copie. Oltre alla musica, Punk Planet si occupava anche di arti visive e grafica oltre ad ospitare articoli riguardanti tematiche politiche solitamente affrontati da un punto di vista progressista e radicale tra cui la critica dei mass media, il femminismo e le questioni del lavoro.
Gli elementi portanti del progetto editoriale Punk Planet furono le numerose interviste e recensioni di album e concerti che, con lo stile che contraddistingueva la rivista erano sviluppate solitamente in due o tre pagine in cui si analizzavano le caratteristiche dell’artista tentando quanto più possibile di delinearne una visione che andasse anche e soprattutto oltre il confine musicale per affrontare anche tematiche politiche e culturali.
Punk Planet intendeva essere più inclusivo dell’altra zine al tempo molto in voga nella scena punk, Maximum Rock and Roll, cercando di recensire quasi tutti i dischi che riceveva, a patto che l’etichetta discografica non fosse di proprietà o parzialmente di proprietà di un etichetta mainstream. Questa scelta portò ad una corposa sezione di recensioni in genere più lunga di trenta pagine in cui venivano trattati un’ampia varietà di stili musicali dove, oltre al punk, trovavano posto anche country, folk, hip-hop, indie rock e altri generi. Nella sezione i lettori trovavano anche fumetti, fanzine e DVD pubblicati in modo indipendente.
Quando è iniziato Punk Planet, ricordo quando siamo arrivati al numero cinque ed era come
“Oh mio Dio! Abbiamo realizzato cinque numeri, è incredibile!”
– Daniel Sinker, fondatore della rivista Punk Planet
Nel settembre 2006, Punk Planet aveva stampato 75 numeri della loro pubblicazione bimestrale e nell’autunno del 2004 ha lanciato un ramo di editoria di libri, Punk Planet Books, in collaborazione con la piccola casa editrice di New York Akashic Books.
Una serie di problemi con i distributori e la crisi dell’Independent Press Association hanno portato a uno smisurato aumento dei costi per gli editori e, di conseguenza, il numero 80 del 18 giugno 2007 venne spedito con una copertina che diceva: “This is the final issue of Punk Planet, after this the fight is yours” decretando così la fine della rivista cartacea dopo 13 anni e con il sito che chiuse invece due anni dopo. I tempi erano cambiati, l’avvento del digitale avrebbe stravolto l’intero panorama editoriale costringendo alla chiusura moltissime esperienze indipendenti e soprattutto a cambiare fu soprattutto il mondo della musica, prima con l’introduzione di nuove forme di fruizione e ascolto in mobilità, poi con le piattaforme che gettarono in profonda crisi molte etichette discografiche rendendo evidente che molti non erano più disposti a pagare per ascoltare musica.
Punk Planet trattava il punk rock come un’idea, non come un suono.
Kyle Ryan
Oggi è possibile visionare l’intero archivio della rivista Punk Planet è ora online su Internet Archive.