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Boîte, il magazine che arriva in una scatola e che nasconde tesori

Durante i festival di editoria e simili, si sa, uno dei migliori modi per passare il tempo dopo il vendere i propri prodotti, è quello di conoscere altre persone, scovare affinità, intravedere collaborazioni e fare delle lunghe e belle chiacchierate.
Con Giulia e Federica, le due ragazze dietro al progetto Boîte, l’incontro è avvenuto al OIOI Festival a Prato lo scorso 8 e 9 Settembre dove, anche se già conoscevo il loro progetto avendo qualche numero a casa, parlare con Giulia Brivio e Federica Boràgina è stato veramente un piacere.
Bionde, belle, sempre sorridenti e sempre con quell’aria indaffarata di chi rincorre gli impegni pensando già a qualcosa’altro, le due ragazze di Boîte erano con il loro progetto che guarda a quella certa editoria d’arte restando in equilibrio fra il ristretto mondo dell’Arte con la A maiuscola e l’indistinto mare magnum delle autoproduzioni.

“Boîte”, usando le parole delle sue ideatrici, è una scatola di cartone con uscite semestrali, in tiratura limitata di 250 copie, che custodisce fogli sciolti, immagini e parole che vogliono indagare i percorsi dell’arte del XX e XXI secolo” che lo scorso 26 Settembre ha raggiunto la maggiore età con l’uscita numero #18 dedicata al tema della non-documentazione delle opere d’arte.

All’interno trovate materiali di Emilio Fantin sulle alternative alla documentazione tradizionale e di Paolo Inverni sulla rielaborazione informativa e cognitiva. Angela Serino racconta come poter documentare l’esperienza di una residenza artistica e Cristina Baldacci spiega il ruolo fondamentale e problematico degli archivi storici. Inoltre “Boîte” #18 ospita Clio Casadei e il racconto del suo progetto editoriale Atlas,

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