Il pezzo di oggi è dedicato ad un prodotto che ho espressamente ricercato, chiesto, voluto.
Si tratta di un progetto piccolo, si potrebbe dire sperimentale, di frontiera nel senso che tende ad esplorare punti possibili di contatto fra l’editoria indipendente e l’architettura, mondi a prima vista distanti ma che già in passato hanno dimostrato di sapersi parlare e conoscere.
Pensiamo alle incursioni di Archizoom Associati, il gruppo fiorentino di architetti formato da Andrea Branzi, Gilberto Coretti, Paolo Deganello,
Massimo Morozzi, Dario Bartolini e Lucia Bartolini che, nel 1967, contribuirono alla pubblicazione di Pianeta Fresco di Fernanda Pivano ed Ettore Sottsass.
Del 1968 è la serie dei Gazebo, pubblicati sul primo numero della rivista milanese, in cui il linguaggio pop viene abbandonato per lasciare posto ad composizioni elementari iniziando così quello che è un processo teorico di ripensamento del ruolo culturale dell’architettura in rapporto alla realtà che ci circonda.
I Gazebi venivano promossi come prodotti di una ditta islamica – la Gazebos – ed erano una nota discordante rispetto al resto dei contenuti della rivista, in pieno stile Sottsass.
Questo è solo un esempio fra molti di come, architettura e mondo editoriale indipendente si continuino ad amare. Andate a dare un’occhiata per esempio a SAFT, il bel popgetto editoriale indipendente lanciato da due interessanti realtà quali ALAD e SOARC che da poco ha riunito i primi 9 numeri in un volume unico acquistabile QUA.
Oppure fatevi un bel giro sul sito Archizines, la meravigliosa vetrina di riviste e fanzine di architettura provenienti da tutto il mondo che rappresentano un’ottima alternativa alla stampa architettonica patinata.
Lanciato da Elias Redstone con la direzione artistica di Folch Studio, il progetto celebra e promuove l’editoria indipendente che si concentra sull’architettura.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti, basta cercare..
Quello che dicevo, ho voluto cercare io arriva ancora da Firenze, precisamente dallo studio di architetti FiloFerro e si chiama SCARTO.
Scarto si presenta in modo elegante al lettore, senza essere pretenzioso, si trova dento una busta trasparente ripiegato nel suo formato A3 e stampato in una risograph stampata dai ragazzi di Concretipo in un colore diverso per ogni numero.
Il primo numero, vera e propria presentazione del progetto, descrive le intenzioni del gruppo e le finalità del prodotto specificando la volontà di “affrontare ed elaborare tesi riguardo tutte quelle pulsazioni che la città contemporanea – dunque la società – ed i suoi umori sviscerano quotidianamente“.
Il secondo numero di SCARTO, stampato in un pulitissimo risograph verde ed uscito nel Febbraio 2019, è l’inizio di un percorso di rivisitazione di spazi urbani attraverso gli occhi curiosi ed esperti del gruppo di Filoferro.
Quattro inserti per 4 luoghi, quattro descrizioni poetiche e dal linguaggio franco e diretto, descrivono realtà e luoghi nella loro essenza lasciando quasi che siano gli stessi spazi ad esprimere il loro punto di vista – vedi Tizio, ed a sottolineare contraddizioni e potenzialità oppure, come nel caso di Torniamo all’Autogrill, che siano direttamente i ricordi ad esprimersi liberamente.
Un punto di riflessione, un momento rubato alla frenesia, un progetto editoriale indipendente pensato e realizzato con cura.
Complimenti.