Kenneth Goldsmith è un poeta e critico americano nato nel 1961.
È l’editore fondatore di UbuWeb un grande database online di risorse per la divulgazione della conoscenza soprattutto in ambito artistico fondata nell’oramai lontano 1996. Ubu offre ai visitatori veramente un viaggio unico e spesso sconosciuto attraverso un mondo di materiali prodotti da artisti noti soprattutto per la loro appartenenza alle avanguardie artistiche del Novecento.
Ma oggi vi parlo di Goldsmith per una delle sue ultime produzioni – ovviamente editoriali e ovviamente cartacee – che mi ha colpito molto.
Il libro, perché nonostante tutto di libro si tratta, già dal titolo è una piccola dichiarazione di guerra rispetto alla normalità: I Declare a Permanent State of Happiness.
Certo, in questi anni pieni di parole di odio e rancore, dove tutti attorno a noi appaiono arrabbiati per qualche torto subito e dove la parola felicità viene forzatamente associata solo alla ricchezza o, peggio ancora, ad una non precisata elìte, appare veramente controtendenza un titolo del genere, ma sfogliando queste bellissime ed interessantissime pagine ci accorgiamo che non è proprio così..
I Declare a Permanent State of Happiness è un pezzo straordinario del lavoro di Goldsmith prodotto da Urtext e fa parte della serie Marginalia, una serie di libri che presentano il meglio della letteratura mondiale e della saggistica tutti caratterizzati appunto dalla presenza delle note a margine scritte da alcuni dei pensatori più intriganti del nostro tempo.
Fondamentalmente questi particolari lettori hanno condiviso con noi quelle che sono state le loro immediate reazioni alle parole di giganti della letteratura come Shakespeare, Dickens, Marx e Wittgenstein.
Liberi da vincoli accademici e con totale libertà editoriale, hanno quindi potuto trasformare alcuni classici della letteratura – solitamente considerati intoccabili – in opere nuove, originali, ricche e profondamente personali.
Fra i titoli della serie, solo per citarne alcuni, Simon Critchley che legge Hamlet di William Shakespeare
Come con gli altri della serie Marginalia, anche il lavoro di Goldsmith è un progetto quindi di meta-scrittura dove, nelle 60 pagine di cui si compone il libro, lo stesso Goldsmith prende il Tractatus Logico-Philosophicus del filosofo Ludwig Wittgenstein e annota ai margini delle pagine le sue considerazioni personali.
Ogni pagina diventa dunque un’opera letteraria nuova, diversa e arricchita rispetto all’originale grazie ad appunti schietti e sinceri come quello in cui Goldsmith rivela:
Sebbene sia rimasto seduto sul mio scaffale per decenni, non ho mai letto il Tractatus. Ma mi è sempre piaciuta l’idea …
È un oggetto per appassionati di libri d’arte e per chi vuole scoprire nuovi punti di vista su alcuni dei grandi classici. Di grande formato – misura 26 x 35 cm – che quasi lo fa apparire un vero manuale scolastico ma, per usare un eufemismo, molto meno banale anche grazie alla postfazione manoscritta dell’artista.
Collage improvvisati, disegni accennati, schizzi, commenti scritti a mano, testo scritto e poi cancellato, ricevute di acquisto e conteggi numerici, queste sono solo alcune delle tecniche che Goldsmith lascia come traccia della sua lettura nelle pagine di questo libro.
La copertina, minimale e quasi del tutto priva di testo, mostra solamente un’ombra, rendendo il libro elegante e contrastando con la ricchezza che invece vi si nasconde all’interno. Inoltre, sto amando il semplice marchio in rilievo per l’impronta.